Un febbraio positivo per le richieste di prestito
17 mar 2016 | 2 min di lettura | Pubblicato da Francesca L.
Prosegue la crescita del settore finanziamenti in Italia
In netta crescita le richieste di prestito da parte delle famiglie e dei privati italiani nell’appena concluso mese di febbraio 2016 che ha segnalato, nel complesso, un eloquente +11% rispetto al medesimo periodo del 2015, che a sua volta aveva registrato un andamento positivo con un +8,2%.
Si tratta di un ottimo risultato che consolida il trend in crescita partito dall’ottobre del 2014, a conferma di come gli italiani stiano gradualmente acquisendo una maggiore fiducia nel settore economico nazionale. Resta comunque necessario adottare un atteggiamento di cautela in quanto persiste il gap, seppur sempre più ridotto, rispetto ai volumi registrati nel periodo precedente la crisi.
Ecco l’interessante quadro delineato dall’ultimo Barometro Crif, che si occupa ciclicamente di analizzare l’andamento delle richieste di prestito da parte degli italiani sulla base dei dati messi in luce da oltre 78 milioni di posizioni creditizie.
Entrando maggiormente nel dettaglio di questo recente studio si evidenzia come il settore dei prestiti personali e quello dei prestiti finalizzati seguano sostanzialmente due diverse tendenze. Nei primi due mesi di questo nuovo anno le richieste di finanziamenti finalizzati, ed in particolare di prestiti auto, sono cresciuti del +24%; al contrario la domanda dei prestiti personali rimane invece negativa rispetto allo stesso periodo del 2015 registrando un -3,4%.
L’ultimo Barometro mette anche in luce circostanze favorevoli per ciò che riguarda l’importo medio richiesto dagli italiani che a febbraio si è attestato, in linea di massima, attorno agli 8.430 euro e quindi in crescita rispetto al precedente anno. Facendo una distinzione è doveroso segnalare che per i prestiti finalizzati l’importo medio richiesto è stato di 5.672 euro mentre per i prestiti personali di 12.312 euro.
Permane la preferenza degli italiani per durate superiori ai 5 anni (22,2% del totale) scelta probabilmente da ricondurre alla volontà di non far pesare in maniera eccessiva le rate mensili sul bilancio familiare.
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