Turismo, città d’arte italiane in difficoltà nell’estate del Covid-19
31 lug 2020 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
8,5 milioni di turisti in meno rispetto allo scorso anno
Tornano a respirare le località di mare e montagna, ma i turisti si tengono lontani dalle città d’arte. È l’effetto del Covid-19 fotografato dal Centro Studi Turistici per Assoturismo Confesercenti in base alla disponibilità di camere sui portali delle principali agenzie online nel fine settimana del 18 e 19 luglio.
Le città più in sofferenza sono Roma e Firenze, che si fermano al 36% delle camere disponibili prenotate. Dati decisamente negativi anche per Napoli, con il 38%, Venezia, con il 42%, Palermo con il 45% e Milano con il 46%. La media italiana è pari al 51%: è prenotata solo una camera su due. Poco meglio fanno Perugia (54%) e Matera (55%), ma i risultati sono comunque negativi a causa del pesante calo dei turisti stranieri, che in questo periodo valgono di solito due terzi delle presenze.
La previsione di Assoturismo-CST per il trimestre giugno-luglio-agosto 2020 è drammatica: soltanto prendendo in esame Roma, Venezia, Firenze, Milano e Napoli ci saranno circa 8,5 milioni di turisti in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Fanno persino peggio delle città d’arte le zone termali e collinari, le più colpite dalle nuove scelte dei turisti che le occupano soltanto per il 49% del totale.
Non solo gli stranieri, anche gli italiani hanno cambiato scelte nel post lockdown: preferiscono viaggi brevi (2 o 3 notti), non troppo lontano da casa, in mare o in montagna. Non è un caso quindi che le località balneari registrino un tasso di occupazione del 70%, appena sopra al 68% delle destinazioni montane. Anche la villeggiatura sui laghi piace ai turisti, con il 66% delle stanze utilizzate. Dati che fanno ben sperare, nonostante siano lontani dalla media degli scorsi anni, che per le mete marine superava il 90%.
L'impatto del bonus (che comunque riguarda solo il turismo domestico) e l'incremento dei prestiti per le vacanze non sembra avere al momento un effetto consistente. “Il combinato disposto di assenza dei turisti e dello smart working sta svuotando le città d’arte e letteralmente uccidendo i centri storici, che stanno diventando zone rosse dell’economia”, ha sottolineato il presidente di Assoturismo Vittorio Messina.
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