Stipendi: -3,5% in 7 anni
13 mar 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
In 7 anni gli stipendi medi sono diminuiti del 3,5%
È stato pubblicato il report curato dalla Fondazione Di Vittorio, think tank della Cgil, relativo al confronto tra le retribuzioni da lavoro dipendente in Italia e quelle delle altre cinque maggiori economie dell’Eurozona ossia Francia, Germania, Olanda, Belgio e Spagna. Partendo dai dati Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il risultato è chiaro: in Italia i salari diminuiscono, e non di poco. Dal 2010 al 2017 hanno lasciato sul terreno 1.059 euro, cioè il 3,5 % del loro valore, a prezzi costanti, ossia aumentando le retribuzioni degli anni passati come fossero le stesse di oggi. Un dato che potrebbe spiegare, almeno in parte, il boom di gennaio nelle richieste di prestiti personali (+12,1% rispetto allo stesso mese del 2018), usati in pratica come integratori dello stipendio.
Stipendi, Italia (e Spagna) le peggiori dell'Eurozona. Secondo la Fondazione Di Vittorio, gli stipendi, nel nostro Paese calano a vista d'occhio. Se nel 2010 la retribuzione media era pari a 30.272 euro, più o meno 2.500 euro al mese, nel 2017 è scesa a 2.400 euro al mese, con una perdita secca di circa 1000 euro l'anno. A guardare l'Eurozona, si nota che solo la Spagna vive una condizione simile alla nostra. In Germania, invece, gli stipendi, già più alti che da noi nel 2010, dai 35.621 euro sono saliti, nel 2017, di 3.825 euro, arrivando a quota 39.446 euro l'anno. Stipendi in aumento anche in Francia: dai 35.724 euro del 2010 sono aumentati del 5,3% arrivando, negli anni, a 37.622 euro. Stessa situazione in Olanda e Belgio.
Part-time sul banco degli imputati. Le cause del rallentamento italiano sono da addebitare alle diverse condizioni dell'economia, all’aumento dei contratti pirata, con salari al minimo e tanti lavori part-time. Ecco, proprio il part-time, nel nostro Paese, è cresciuto, spesso in maniera involontaria, determinando una penalizzazione oraria più alta rispetto alla media europea. Si parla, secondo la Cgil, del 70,1% sull’orario full-time, contro un 83% europeo, cosa che determina una crescita della discontinuità del lavoro e crea oltre tre milioni di lavoratori temporanei.
In Italia 4,3 milioni di lavoratori prendono 10 mila euro l'anno. La situazione fotografata dalla Fondazione Di Vittorio è grave: in Italia almeno 4,3 milioni di lavoratori hanno stipendi che arrivano a 10 mila euro l’anno; 2,4 milioni di persone toccano appena i 5 mila euro l'anno. Un divario negativo tra Italia e altri paesi che, secondo Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, è dovuto soprattutto alla carenza di investimenti, sia pubblici che privati: ciò porta a una bassa crescita determinando il ristagno della base produttiva e occupazionale. Motivazioni peraltro confermate dal Report sull’andamento del pil curato dall’Istat.
Fammoni, Fondazione Di Vittorio: bisogna intervenire subito. La soluzione, secondo Fammoni, è una sola: un intervento rapido sulla quantità e sulla qualità dell’occupazione, soprattutto in tema di scarso tasso di persone impiegate e del continuo aumento del lavoro povero. È necessaria, sostiene Fammoni, anche una nuova contrattazione, da adottare a tutti i livelli, in modo che si arrivi all’aumento del salario nazionale. E poi ci vuole una vera riforma fiscale di carattere progressivo, tale da indirizzare le risorse verso le retribuzioni. Ma bisogna far presto, auspica Fammoni e con lui il neo segretario della Cgil Maurizio Landini. Bisogna fare presto perché questa situazione oltre a provocare disagi ai cittadini e ad aumentare il lavoro povero, è una delle cause dell’emergenza dei conti pubblici italiani.
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