Ricerca Unimpresa sui prestiti in sofferenza
4 dic 2015 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
In Italia un prestito su quattro risulta in sofferenza
Non è proprio un allarme ma piuttosto una presa di coscienza quella lanciata da Unimpresa e riguardante la massa dei prestiti personali in Italia. Perché a fare i conti, come li ha fatti l'associazione nazionale delle micro, piccole e medie imprese che operano nel nostro Paese nei vari settori dell'attività primaria, secondaria e terziaria, analizzando i dati forniti dalla Banca d'Italia, si vede che i crediti deteriorati, ossia i non performing loans (attività che non riescono più a ripagare capitale e interessi dovuti ai creditori), perlopiù prestiti personali per i quali la riscossione è divenuta incerta, valgono oggi, in Italia, 348 miliardi di euro, cioè il 23% del totale dei finanziamenti erogati dalle banche fino al 30 giugno 2015. Il totale dei finanziamenti delle banche è ammontato a 1.552 miliardi di euro, oltre 4 miliardi in meno, cioè lo 0,26% in meno, rispetto a fine 2014 (anche se alle famiglie sono stati erogati 351 milioni in più).
Non rimborsato 1 prestito su 4. Il dato se non altro è preoccupante, visto che adesso, in totale, le sofferenze bancarie sono a quota 204 miliardi di euro, i crediti scaduti toccano quasi i 17 miliardi di euro e gli incagli altri 127 miliardi di euro. In dettaglio, sottolinea Unimpresa, le aziende italiane non hanno rimborsato neui tempi previsti prestiti per 288 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane non sono riuscite a rimborsare prestiti personali precedentemente sottoscritti per circa 60 miliardi di euro. Da inizio anno a fine giugno 2015, i crediti deteriorati sono aumentati di 8 miliardi, cioè del 2%. In sostanza, dicono i dati, in Italia, oggi, un prestito personale su 4 non viene più rimborsato o comunque risulta essere molto incerto.
Via alla bad bank. La preoccupazione è palpabile, visto che se il sistema non trova un freno le banche potrebbero risentirne in maniera definitiva. Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, si dice molto preoccupato per un fenomeno sottovalutato fino a 2 o 3 anni fa. Secondo Longobardi un'ancora di salvezza per l'intero sistema potrebbe essere il varo immediato di un veicolo come la bad bank, create appositamente dagli istituti di credito in difficoltà che non riescono più a smaltire le grandi quantità di titoli tossici o non performing loans. Perché oggi, sottolinea Longobardi, le autorità di regolamentazione unitamente agli organismi internazionali sono ormai pronti a lanciare l'allarme sulla montagna dei debiti spazzatura che rischiano di seppellire l'economia italiana.
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