Rete e banda: così la clausura ha cambiato il consumo di internet
2 apr 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Il picco giornaliero è alle 18, ecco perché
Tra i tanti effetti collaterali del coronavirus c'è l'impatto sul consumo di internet. La clausura forzata ha fatto aumentare il traffico dati, spinto da nuove abitudini e attività. Tutti gli operatori italiani hanno registrato un'accelerazione che ha fatto lievitare il traffico del 30-50% oltre le medie del periodo pre-Covid. Con alcune variazioni tra una compagnia e l'altra e tra rete fissa (quella più sotto pressione) e rete mobile, il balzo è davvero notevole se si considera che un incremento di questo livello si registra di norma nell'arco di un anno e non nel giro di pochi giorni.
Il punto critico, più che il traffico complessivo, riguarda l'entità del picco giornaliero. È quello, infatti, il momento in cui le infrastrutture sono sottoposte allo stress maggiore. In Italia arriva in serata, dopo le 18. Il dato, innanzitutto, suggerisce una cosa: il problema non è lo smart working. Se così fosse, i picchi si registrerebbero in orari lavorativi. Lavorare da casa ha un impatto, come testimonia il massiccio aumento del traffico in upload, tipico di chi non solo fruisce della rete ma lavora con la rete. Tuttavia, il peso dello smart working resta gestibile perché, di norma, strumenti e servizi professionali (anche video) per comunicare e organizzarsi restano molto leggeri. Lo stesso discorso si potrebbe fare con l'e-learning. L'aumento delle lezioni a distanza, concentrate tra mattina e pomeriggio, non è coerente con gli orari di picco.
Chi sono allori i responsabili? Risposta: streaming e videogiochi. Sono loro i grandi “consumatori” di banda. Le famiglie, senza la possibilità di uscire, si ritrovano per vedere un film o per fare una partita alla console. O entrambe le cose, in stanze diverse. Per chi voglia farsi un regalo, potrebbe essere un buon momento per acquistare dispositivi di livello superiore, online o con un prestito. Il balzo del traffico, fino a ora assorbito in modo positivo dalle reti italiane, potrebbe però costringere – in alcuni casi – a rinunciare a un po' di qualità. Su impulso della Comunità europea, infatti, Youtube e Netflix hanno accettato di modificare la riproduzione dei propri contenuti. La piattaforma di streaming, in particolare, ha deciso di ridurre il proprio bit rate (cioè la velocità di riproduzione) e di spingere ulteriormente l'adattamento dinamico alla quantità di banda disponibile. In sostanza, senza rinunciare all'alta definizione sempre e ovunque, la qualità dei video calerà soprattutto quando e dove la rete sarà intasata. In questo modo, Netflix stima di ridurre il proprio consumo di banda in Europa del 25%. Per molti utenti con dispositivi medi la differenza dovrebbe essere poco o per nulla percepibile. Se televisore e pc supportano standard elevati, invece, in alcune circostanze gli utenti saranno costretti a rinunciare all'ultra Hd.
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