Prestiti in forte calo. E adesso?
31 mag 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
La causa risiede nell'aumento dei tassi
“Le banche hanno segnalato un forte calo della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie nel primo trimestre del 2023”. Lo scrive la Banca centrale europea nel suo ultimo bollettino economico.
Per le imprese si tratta del più marcato calo dai tempi della crisi finanziaria globale. Per trovare una flessione così forte ai prestiti per le famiglie, bisogna andare ancora più in là nel tempo, addirittura la 2003. Vent'anni esatti.
L'impatto dei tassi
La flessione della domanda di prestiti, spiega la Bce, “è stata superiore alle aspettative espresse dagli intermediari nel trimestre precedente”. E il motivo principale è chiaro: “Il livello generale dei tassi di interesse, in un contesto di inasprimento della politica monetaria”. In altre parole: l'aumento dei tassi dovuto al tentativo di limitare l'inflazione sta rendendo i prestiti più costosi, portando imprese e famiglie non indebitarsi.
E non sembra finita qui. Per il secondo trimestre, le banche si attendono “un'ulteriore flessione della domanda”, anche se più contenuta.
Inflazione ancora alta
La Banca centrale europea continua a trovarsi in una posizione molto scomoda. I dati sui prestiti confermano quanto la stretta monetaria stia pesando sulle imprese e sulle famiglie. La crescita è ancora fiacca. D'altra parte, però, l'inflazione continua a mordere. Secondo l'Eurostat, ad aprile si è attestata al 7%, in calo rispetto allo stesso mese del 2022 ma in accelerazione rispetto al marzo 2023, seppur di poco (+0,1%).
Le mosse della Bce
La Bce proverà ad ammorbidire la propria strategia o continuerà ad aumentare i tassi a ritmo costante? L'Eurotower sembra orientata a seguire questa seconda strada. Nel corso della cerimonia per celebrare i 25 anni della Banca centrale europea, l'attuale presidente Christine Lagarde ha ribadito che “la priorità assoluta e immediata è riportare tempestivamente l'inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%”. Tradotto: non è ancora il momento di rallentare il ritmo di aumento dei tassi, anche a costo di frenare l'economia.
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