Prestiti, anche i social possono aiutare a ottenerli
25 ago 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Aumenta l'uso di sistemi di social rating, ma i consumatori non sono ancora preparati
Li usiamo per chattare, comunicare, condividere le nostre riflessioni, discutere le notizie e altro ancora. I social network sono entrati nelle nostre abitudini nel giro di pochi anni ma la pubblicazione di informazioni strettamente personali può esporre a rischi.
Allo stesso modo, fornire i propri dati su siti web può rivelarsi pericoloso se non si è certi dell’identità di chi li richiede: partecipare a un sondaggio online può garantirci uno sconto sui prodotti del nostro brand preferito, ma significa anche permettere che altri, tra cui società e istituti finanziari, possano consultare il nostro profilo social per valutare la nostra affidabilità sia sul lavoro, sia nella sfera privata. Negli Usa ad esempio sta crescendo il ricorso all’analisi di queste informazioni per comprendere la capacità di far fronte a un prestito bancario o di saper svolgere un determinato lavoro.
La crescente popolarità dei social media e dei servizi online ha portato infatti a un maggiore utilizzo dei sistemi di social rating, che consistono nell’uso di algoritmi automatizzati.
Secondo il nuovo report di Kaspersky, “Social credits and security: embracing the world of ratings”, basato su oltre 10mila interviste a livello mondiali, gli utenti più consapevoli su questo tema vivono in Asia: ad esempio, in Cina, dove questo genere di valutazioni si sta diffondendo a livello nazionale, il 71% degli intervistati conosce il tema, mentre la percentuale scende al 13% in Germania e in Austria. Inoltre, anche in questo caso quasi la metà degli intervistati (il 45%) ha ammesso di avere problemi a capire come vengono calcolati i rating. Solo uno su cinque (il 21%) ha avuto un riscontro di tale fenomeno nella vita reale. Ciononostante, molti sono d’accordo con l’idea di fondo del social rating: il 70% afferma che è giusto e corretto limitare l’accesso alle risorse pubbliche (trasporti, istruzione, alloggi, etc.) in base al comportamento delle persone.
Secondo il report di Kaspersky, solo il 22% degli italiani, contro il 46% degli intervistati in tutto il mondo, ha sentito parlare di sistema di credito sociale. Nonostante questi sistemi siano già in uso e stiano acquisendo maggiore popolarità, rimane una certa ambiguità sul loro funzionamento e sulla loro efficacia. Dal report di Kaspersky è emerso, infatti, che il 46% degli italiani (43% a livello globale), condividerebbe dati sensibili per usufruire di tariffe agevolate e sconti e per ricevere servizi speciali. La sicurezza è un tema molto importante per gli utenti. Un italiano su due (51%) si dice favorevole al fatto che il governo controlli l’attività sui social media per tutelare i propri cittadini.
Sempre secondo la società che si occupa di sicurezza informatica, il 6% degli italiani avrebbe persino incontrato problemi a ottenere prestiti o mutui a causa delle informazioni che società di monitoraggio e valutazione hanno raccolto dai loro account personali sui social media. Il dato relativo all'Italia, anche se significativo, è inferiore a quello globale. Nel mondo, il 18% degli intervistati rivela difficoltà ad accedere ai servizi finanziari a causa di una valutazione che i sistemi di scoring hanno fatto sulla base di queste informazioni. I più penalizzati a livello globale sono stati i giovani tra i 25-34 anni (32%), utenti abituali dei social.
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