Nel 2023 l'inflazione mangerà 10 miliardi
2 mar 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Gli italiani taglieranno gli acquisti non necessari
Se il 2022 è stato un anno complicato, anche nel 2023 gli italiani dovranno fare i conti con l'inflazione. Secondo l'Ecommerce Benchmark Report realizzato da Packlink e Retail Economics, si prevede che le vendite al dettaglio di prodotti non alimentari passeranno da 195,5 miliardi a 203,3 miliardi nel 2023.
L'aumento, pari al 4%, non è però figlio di un reale aumento dei consumi. Tutt'altro: i volumi dovrebbero calare dell'1,2%. La maggiore spesa, quindi, deriva solo dai prezzi più alti: un'inflazione media prevista del 5,2% dovrebbe comportare un aggravio di 10,3 miliardi.
Come cambiano gli acquisti
L'impatto non potrà fare altro che condizionare la spesa degli italiani, sia nell'immediato sia per quanto riguarda eventuali prestiti, che risentono anche del clima di fiducia. Il 45% degli intervistati, infatti, cita l'inflazione come principale preoccupazione per l'anno in corso. L'aumento dei prezzi e la conseguente erosione del potere d'acquisto fanno più paura della situazione macroeconomica e della disoccupazione.
Per cercare di alleviare il peso dell'inflazione, il 59% degli italiani dichiara che effettuerà acquisti solo quando davvero necessario, mantenendo un controllo rigoroso sulle finanze personali, mentre solo l’8% pensa di passare a marchi o rivenditori più economici.
Gli intervistati affermano di voler mantenere inalterato il budget dedicato giochi e libri (25%), così come nel settore salute e bellezza (24%). Paiono invece più sacrificabili elettronica e prodotti per la casa (18%), fai-da-te e giardinaggio (15%).
La reazione delle imprese
Il caro-vita è il risultato, tra le altre cose, di costi di produzione lievitati. È quindi fisiologico che molte imprese ritocchino i prezzi. Sempre secondo lo studio di Packlink e Retail Economics, l'80% delle Pmi prevede di farlo quest'anno. E, in molti casi, potrebbero rincarare anche i costi di consegna. Molti rivenditori, però, rimangono ottimisti: otto Pmi su dieci si aspettano volumi degli ordini uguali o superiori a quelli del 2022.
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