L'effetto coronavirus sui consumi di energia elettrica
7 apr 2020 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Il calo riguarda tutto il territorio nazionale
Le misure di lockdown e isolamento sociale messe in campo per contrastare il coronavirus hanno determinato un crollo dei consumi di energia. L'impatto ha riguardato quasi tutti i settori, dai prodotti petroliferi all’energia elettrica, con l’unica eccezione della domanda di energia domestica.
Nonostante le famiglie passino più tempo in casa, quindi, i consumi si riducono. In questo caso il merito non è tanto dell'ammodernamento o dei dispositivi green acquistati anche facendo leva su prestiti personali. Il punto è che sono imprese e uffici (spesso chiusi) ad avere più bisogno di luce e gas. E7, il settimanale di Quotidiano Energia, ha analizzato i cambiamenti nel settore elettrico dall’1 al 22 marzo 2020, confrontando i dati con quelli misurati nel marzo 2019 e differenziandoli in base all’area geografica.
Dallo studio emerge che fino all’11 marzo i consumi sono rimasti pressoché costanti, per poi essere interessati da una forte riduzione. Dall’1 all’8 marzo la domanda media è stata pari a 35,92 GW, la massima a 49,49 GW e la minima a 22,47 GW. Tra il 9 e il 15 si è passati a una domanda media di 45,9 GW, una minima di 20,23 GW e un picco di 45,90 GW. Nella settimana successiva i consumi sono scesi ancora, riducendosi a un minimo di 16,82 GW (segnando un record negativo che non si vedeva da 40 anni) e un massimo di 41,19 GW, per una media di 29,91 GW. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, l’andamento decrescente interessa l’intero territorio nazionale, con una situazione simile nel Nord, Centro Nord, Centro Sud, Sud e Isole.
Lo studio di E7 ha anche confrontato i consumi del mese scorso con quelli rilevati nel mese di marzo 2019. Dall’analisi è emerso che tra il 2 e il 22 marzo 2019 il consumo di energia è stato superiore dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2020 e che si è passati da una richiesta di 15,71 GWh di energia a soli 14,02 Gwh. E le prospettive a breve termine non sono certo rosee: lo studio di E7 è precedente al blocco delle attività produttive non essenziali ordinato il 22 marzo e, pertanto, non tiene conto della riduzione ancora più drastica dei consumi che interesserà tutto il settore terziario e alcuni comparti produttivi.
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