Italiani a rischio povertà; i dati Istat
13 dic 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Valori in calo rispetto al 2017
Nel mese per antonomasia dedicato ai riti delle festività, che comprendono l’organizzazione dei cenoni e la scelta dei regali da mettere sotto l’albero, arriva come una doccia gelata l’ultimo rapporto dell’Istat che fotografa lo stato di grave disagio in cui versano molti nuclei familiari italiani.
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, un residente su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale a causa della mancanza di un livello di reddito adeguato per sostenere la famiglia.
Secondo le stime nel 2017 il 28,9% delle persone residenti in Italia era a rischio di povertà o di esclusione sociale contro il 30% registrato nel 2016. Per quanto vi sia stato quindi un leggero miglioramento, i dati non lasciano adito a dubbi: tale rischio investe oltre un quarto della popolazione. Le più a rischio sono le famiglie numerose, quelle in cui c’è un solo componente che percepisce reddito e le famiglie con stranieri.
Guardando a questa fetta di popolazione, l’Istat afferma che “risulta pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio di povertà (era 20,6% nell’anno precedente) mentre si riducono i soggetti che vivono in famiglie definite “gravemente deprivate” (10,1% da 12,1%), come pure coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,8%, da 12,8%)”.
Per capire il quadro drammatico che si cela dietro i numeri occorre partire da che cosa intende l’Istat con l’espressione “condizione di grave deprivazione”: in pratica ci si riferisce a una situazione in cui ci sono più difficoltà, di solito almeno quattro su un elenco di nove, tra cui: l’arretrato nel pagamento di bollette, affitti, rate di mutui e prestiti personali, l’impossibilità di riscaldare bene la propria casa, il non poter sostenere spese impreviste di 800 euro, non potersi permettere un pasto adeguato una volta ogni due giorni, una settimana di vacanza l’anno lontano da casa, una tv a colori, una lavatrice, un’automobile o un telefono.
Seguendo questo criterio il Mezzogiorno si conferma l’area più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (44,4%), seppur in diminuzione rispetto al 2016 (46,9%). Il rischio è minore e in calo nel Nord-est (16,1% da 17,1%) e, in misura meno ampia, nel Nord-ovest (20,7% da 21,0%). Nel Centro la quota è stabile al 25,3%.
Le famiglie con cinque o più componenti, pur registrando un miglioramento, si confermano le più vulnerabili al rischio di povertà o esclusione sociale (sono il 42,7% contro il 43,7% nel 2016). A rischio povertà ed esclusione sociale sono più delle altre, inoltre, le famiglie di coppie con tre o più figli (41,1%, in sensibile miglioramento dal 46,1% dell’anno precedente), le famiglie con tre o più minori (44,5% dal 47,3%), ma anche quelle con un solo genitore (38,8%). Per le famiglie con cinque o più componenti il rischio di povertà e la grave deprivazione sono rispettivamente pari a 33,6% e 15,2%.
In Europa intanto il rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce e passa dal 23,5% al 22,5%. L’Italia si trova in una situazione migliore rispetto a quella di paesi quali Bulgaria (38,9%), Romania (35,7%) e Grecia (34,8%) ma il rischio di povertà ed esclusione sociale è comunque molto superiore a quello non solo della Finlandia, (15,7%) ma anche dei paesi europei più grandi come Francia (17,1%) e Germania (19%).
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