Istat, l'inflazione rallenta (ma resta a due cifre)
20 feb 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Deciso calo rispetto a dicembre
Per la serie “guardare il bicchiere mezzo pieno”: l'inflazione a gennaio è stata, secondo i dati Istat, pari al 10%. Alta, altissima. Eppure una buona notizia c'è. Anzi, due. I prezzi sono aumentati meno del previsto 10,1% e, soprattutto, hanno registrato un chiaro rallentamento rispetto a dicembre, quando il tasso d'inflazione aveva toccato l'11,6%.
Frenano energia e carrello delle spesa
La frenata, ha spiegato l'Istat, è dovuta al calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +70,2% a -12,0%) e – in misura minore – al rallentamento dei beni alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%). Hanno invece registrato un rincaro i beni durevoli (da +6,4% a +6,8%), quelli non durevoli (da +6,1% a +6,7%) e i servizi relativi all'abitazione (da +2,1% a +3,2%).
Guardando alla quotidianità delle famiglie, il rallentamento dell'inflazione si è avvertito anche nel cosiddetto “carrello della spesa”, che include i beni che si acquistano più spesso: il paniere costituito da beni alimentari, per la cura della casa e della persona ha fatto segnare un aumento del 12%, rispetto al 12,6% di dicembre. Nel complesso, si sta raffreddando l'inflazione sia dei beni (da 17,1% a 14,1%) che dei servizi (da +4,1% a +4,2%).
Perché è una buona notizia
Insomma, l'inflazione continua a galoppare. E le famiglie devono ancora affrontare forti rincari, che condizionano il loro potere d'acquisto, sia nell'immediato che nel medio-lungo termine. I segnali di rallentamento, però, sono una buona notizia. Non tanto perché si spende un po' meno di quanto previsto, ma perché, osservando dati come questi, le banche centrali potrebbero evitare di inasprire ulteriormente la propria politica monetaria.
In altre parole: i tassi di riferimento della Bce, come già annunciato, aumenteranno. Ma, presumibilmente, al ritmo attuale, senza strappi, perché si prevede che la spinta inflazionistica andrà riducendosi. E questo interessa le famiglie molto da vicino: i tassi della Bce sono infatti il riferimento per quelli dei mutui e dei prestiti al consumo. Non diminuiranno, certo, ma se l'inflazione si raffredda, il loro picco si avvicina.
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