In Italia l'agroalimentare cresce meno degli altri paesi Ue
18 ott 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
A rivelarlo il Rapporto Ismea
L’agroalimentare è uno dei settori più colpiti dagli aumenti dei prezzi in Italia. È una delle evidenze del Rapporto Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, che mette in luce come il settore - nel nostro Paese - si riveli particolarmente vulnerabile alle tensioni su mercati internazionali a causa del suo ruolo nell’economia e della sua dipendenza dall’estero per prodotti energetici, materie prime e beni intermedi.
Eppure, sottolinea il report, la dinamica dei prezzi dei prodotti alimentari è risultata inferiore a quella media registrata nell’Ue e in Germania e Spagna. Una buona notizia, dunque, che fa il paio con l'andamento del settore dei prestiti personali, altro importante indicatore degli umori delle famiglie nostrane.
Alimentari, prezzi più bassi da noi che in Ue
Nel 2022, il contributo dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari all’inflazione è stato significativo: la crescita media dei prezzi ha raggiunto l’8,1% ma è stata più contenuta di quella media dell’Ue (10,2%) e dell’Eurozona (9%). Meglio di noi ha fatto la Francia, che grazie al suo maggior grado di autosufficienza alimentare ed energetica è riuscita a contenere gli incrementi degli alimentari a un +6%.
Diverso il caso delle utenze domestiche che, in Italia, sono cresciute nel 2022 di oltre il 35%, quasi il doppio della media Ue (+18%), due volte quelle della Germania e più del triplo della Francia.
Sale il carrello della spesa: a marzo +12%
Nella prima metà del 2023, l’inflazione per i prodotti alimentari nel carrello della spesa ha continuato a salire, raggiungendo in Italia il suo picco a marzo: +12%. Anche in questo caso, però, si è evidenziata una dinamica inferiore a quella registrata a livello comunitario. Siccome, però, in Italia il reddito pro-capite resta inferiore alla media Ue, l’impatto sugli acquisti alimentari domestici è stato significativo: volumi in riduzione (-3,7% nel 2022 secondo Istat) ma scontrini in aumento del 5%.
Ismea, nessun fenomeno speculativo lungo la filiera
“Tuttavia - sottolinea Ismea - pur in presenza dei consueti effetti asimmetrici dell’inflazione, l’analisi della trasmissione dei prezzi lungo la filiera agroalimentare effettuata non ha evidenziato fenomeni speculativi su larga scala a carico di nessuna delle fasi. La filiera è stata in grado di mantenere sotto controllo le variazioni dei prezzi, rallentando e diluendo nel tempo gli incrementi a valle. Se, infatti, gli shock al rialzo dei prezzi degli input si sono ripercossi in tempo reale sui costi dell’agricoltura e, a seguire, sui costi dell’industria di trasformazione, il trasferimento alla distribuzione e al consumo finale è avvenuto con maggior gradualità, sia per l’impossibilità dell’industria di ritoccare tempestivamente i contratti in essere con la grande distribuzione, sia per evitare eccessive e repentine contrazioni della spesa delle famiglie”.
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