Gli italiani non hanno pagato rate per 15 miliardi
18 lug 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
La Lombardia è l'area più "insolvente"
L’aumento dei tassi d’interesse fa lievitare la rata e l’inflazione comprime il budget a disposizione. Risultato: aumenta l’ammontare dei crediti deteriorati. Cioè, in sostanza, delle rate di prestiti e mutui che gli italiani non riescono (e in alcuni casi non riusciranno) a pagare.
Secondo uno studio della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), a marzo la somma è arrivata a sfiorare i 15 miliardi di euro: 5,7 miliardi sono sofferenze, ossia credito che la clientela non rimborserà più; 7,1 miliardi sono inadempienze probabili e circa 2 miliardi sono rate scadute.
Le tipologie di prestito
È fisiologico che, in un momento di complessiva difficoltà, la cifra più sostanziosa derivi dalla tipologia di prestito più impegnativa: le rate non pagate dei mutui ammontano a 6,8 miliardi. Ma più della metà dei crediti deteriorati deriva dal credito al consumo non rimborsato (3,7 miliardi) e dagli arretrati di altri prestiti personali (per 4,3 miliardi).
Aumentano le sofferenze
Preoccupa, in particolare, il fatto che il “semplice” ritardo del pagamento sia minoritario. Si tratta, più spesso, di sofferenze certe o probabili. Nel dettaglio: il credito al consumo ha prodotto 1,2 miliardi di sofferenze, 1,4 miliardi di inadempienze probabili e 1 miliardo di rate scadute. Ancora più netta è la tendenza nella voce “altra tipologia di prestiti” (che include soprattutto quelli personali): sui 4,3 miliardi complessivi non pagati, appena 339 milioni derivano da rate scadute, mentre ci sono ben 1,7 miliardi di sofferenze e 2,2 miliardi di inadempienze probabili.
Un problema senza geografia
Sul piano territoriale, è la Lombardia, con 2,6 miliardi di euro, la regione nella quale si concentra l’ammontare più alto di rate non pagate. Seguono Lazio (2 miliardi), Campania (1,4 miliardi) e Sicilia (1,2 miliardi). La Fabi sottolinea come l’ammontare del credito deteriorato sia “sostanzialmente sovrapponibili al quadro demografico del Paese”. In sostanza: la cifra è più alta nelle regioni più popolose. È la conferma di difficoltà trasversali, non legate a un territorio ma a condizioni sempre più difficili da reggere, per tutti e ovunque.
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