Famiglie italiane in crisi ma più ottimiste
23 ott 2015 | 4 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Nonostante persista la crisi nelle famiglie, il clima di fiducia è in aumento
L'ottimismo regna sulle famiglie italiane. Almeno così sembra, a dare un occhio all'Outlook Italia 2015 che Censis e Confcommercio hanno pubblicato sul clima di fiducia e sulle aspettative dei nuclei famigliari del nostro Paese. Il report evidenzia che, nel secondo trimestre di quest'anno, le famiglie italiane hanno recuperato 134 euro al mese, cioè 11,2 euro in più rispetto all'anno scorso: poca cosa, avverte il rapporto, “ma le famiglie se ne sono accorte”. Si perché il dato fa il paio con un altro di ben maggiore importanza e rilevanza: per la prima volta, da quando è iniziata la crisi, la quota delle famiglie italiane che ha aumentato la propria capacità di spesa in dodici mesi, cioè il 25,6% dei nuclei famigliari italiani, risulta superiore alla quota delle famiglie che, invece, l’hanno ridotta, pari al 21,3% dei nuclei famigliari. E questo 25,6% che annuncia di avere aumentato i consumi è percentuale parecchio superiore a quella delle famiglie che, dal canto loro, hanno visto aumentare il proprio reddito familiare, pari solo all'8%. Simmetricamente, la quota delle famiglie che ha visto ridurre i propri consumi risulta inferiore a quella delle famiglie che hanno subito la contrazione del reddito famigliare complessivo.
Più disponibilità a spendere. Che le famiglie italiane siano più disponibili a spendere lo dimostra anche il report mensile dell'Abi relativo al mese di settembre, secondo cui il dato sui prestiti personali a famiglie (e i prestiti alle imprese) del mese passato è il risultato migliore dall'aprile del 2012. Stando ai dati Abi del mese di settembre 2015, i prestiti erogati dalle banche (prestiti personali e presiti alle imprese) hanno raggiunto la rispettabile cifra di 1.825 miliardi di euro, 144 miliardi in più rispetto a quanto le stesse banche hanno racimolato dalla loro clientela (1.681,3 miliardi di euro).
Rottura col passato. Il dato messo in rilievo dal rapporto Censis-Confcommercio, però, è importante anche perché segna una certa discontinuità col passato, visto che solo due anni fa, nel 2013, le famiglie che avevano dichiarato ridotta la propria capacità di spera erano il 69,3% del totale. Restano vive, comunque alcune preoccupazioni, prima fra tutte il fatto che continua a crescere il numero delle famiglie che non ce la fanno a coprire col proprio reddito le spese complessive: il 21,2% dei nuclei famigliari italiani definisce “basso” il proprio livello socio-economico e, tra questi, ben il 37,3% appartiene alla categoria delle famiglie che, col reddito basso, nell'ultimo anno non sono riuscite a coprire le spese.
Più fiducia nel futuro.Secondo l'Outlook Censis-Confcommercio, migliora il clima di fiducia delle famiglie nel futuro: oggi gli ottimisti raggiungono il 40% del totale, circa un 10% in più rispetto a soli due anni fa. Scendono al 22,4%, invece, i pessimisti, quelli che, nel 2013, erano il doppio. Resta elevata la percentuale (37,8% delle famiglie) di quanti non riescono ancora a capire come andrà in futuro. Proprio guardando storicamente al sentiment verso il futuro, si nota che, seppure siano passati circa due anni da quando gli ottimisti hanno superato i pessimisti, è soltanto da questo 2015 che le due curve divergono decisamente, confermando un clima generale che ha svoltato verso il positivo.
La stragrande maggioranza dei nuclei famigliari del nostro Paese prevede di attestarsi su livelli di reddito, di spesa e di risparmio dell'anno precedente: il 79,1% pensa che il reddito resterà tale e comunque non diminuirà, il 77,6% che le spese no subiranno eccessivi terremoti e il 73,5% che i risprami resteranno quelli del 2015.
Più ottimismo, più acquisti. I dati del report di Censis e Confcommercio sono ampiamente confermati anche dalle previsioni d'acquisto di alcuni tipi di beni durevoli, che vedono l'impennata di auto, mobili ed elettrodomestici e l'aumento progressivo delle ristrutturazioni dell'abitazione, investimento oggetto, da tempo, di defiscalizzazione. Resta il fatto che, seppure sia evidente che durante questa crisi, molte famiglie hanno adotatto una maggiore sobrietà dei consumi - nell'ultimo anno il 71,4% dei nuclei famigliari si è indirizzata verso merci in promozione, il 46,9% verso gli hard-discount, il 49% ha risparmiato sulla spesa alimentare - una disponibilità maggiore di risorse economiche, incentivata anche da una maggior richiesta di prestiti personali, andrebbe certamente a modificare le cose: sempre secondo l'Outlook firmato Censis-Confcommercio, infatti, la metà delle famiglie italiane confermerebbe lo stile di vita e di consumo attuale mentre un quarto interverrebbe per modificarlo, con quote a due cifre percentuali, di nuclei chi si dichiarano disposti a comprare beni durevoli di cui avevano rinviato l'acquisto da tempo.
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