Confcommercio: marzo da incubo, crollo dei consumi
15 apr 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Consumi in caduta del 31,7% a marzo rispetto a un anno prima e un primo trimestre 2020 stimato con una riduzione dei consumi del 10,4%. Un crollo che induce a prevedere una contrazione del 13% del pil per il solo mese di aprile, ben oltre il calo tendenziale atteso del -3,5%. Questi sono solo alcuni dei numeri diffusi da Confcommercio in uno studio circa gli effetti del lockdown relativo all'emergenza coronavirus. Uno scenario che non induce all'ottimismo, anzi, e di cui non si capisce ancora la portata delle ripercussioni su altri settori, come quello dei prestiti personali.
Confcommercio: turismo -95%, auto -82%, abbigliamento e calzature -100%. “Siamo in presenza di dinamiche inedite dal punto di vista statistico-contabile, dinamiche che evidenziano tassi di variazione negativi a doppia cifra”. Questo è quanto si legge nel report che segnala altri dati negativi, primo fra tutti il crollo del turismo: -95% le presenze straniere stimate a partire dall'ultima settimana di marzo. Male anche le immatricolazioni di auto, in picchiata dell'82%, le vendite di abbigliamento e di calzature (-100% per le aziende che non sono attive sulle piattaforme virtuali), i bar e la ristorazione, in calo del 68%, considerando anche il delivery a domicilio. Un trimestre nero, insomma, nel quale i consumi, secondo Confcommercio, dovrebbero perdere il 10,4% e il Pil dovrebbe subire un calo tendenziale del 3,5%.
Marzo 2020: crollano fiducia e attività produttiva. A marzo sono crollati fiducia e indici di attività produttiva, sommandosi purtroppo alla scomparsa della domanda per i consumi. Secondo Confcommercio, i provvedimenti dei governi, sia nazionali che internazionali, non possono modificare le perdite di prodotto, ma possono mitigare di molto le perdite di reddito disponibile, trasformandole in deficit pubblico e, quindi, in debito sovrano.
Sangalli, Confcommercio: tanta liquidità e niente burocrazia. “Serve liquidità immediata senza alcuna burocrazia in modo da integrare le garanzie dello Stato con gli indennizzi e con i contributi a fondo perduto - spiega Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio - Deve essere pianificata in modo attento la riapertura delle attività, preparando i vari livelli sanitari, tecnologici e organizzativi in modo che il Paese riaccenda i motori appena possibile ripartendo in assoluta sicurezza”.
Una ripresa densa di incognite. Il tema della ripresa, nel momento in cui l'Italia ripartirà, è ricco di incognite. Al termine del 2019, infatti, non erano ancora stati recuperati, in termini reali, i livelli di reddito disponibile e di consumi di prima della crisi, diciamo quelli del 2007, con perdite che ammontavano a 1.700 euro (redditi) e a 800 euro (consumi) per abitante. Adesso è necessario, secondo gli esperti, evitare che, dopo l'emergenza, la ricomposizione del livello di benessere economico del 2019, peraltro già depresso, duri troppi anni. Perché il rischio vero è, secondo gli addetti ai lavori, la marginalizzazione strutturale dell'Italia rispetto alle dinamiche internazionali di integrazione, innovazione tecnologica, sostenibilità e, più in generale, della crescita di lungo termine. Uno scenario nel quale il prezzo più alto verrebbe pagato dalle generazioni più giovani.
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