Bankitalia: ecco il rapporto sulla stabilità finanziaria
26 nov 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
I prestiti per finalità di consumo crescono a ritmi sostenuti, in particolare nelle componenti dei prestiti personali e di quelli concessi dietro cessione del quinto dello stipendio. Nel terzo trimestre sono emersi tuttavia segnali di decelerazione. La dinamica del credito al consumo è fortemente legata all’andamento degli acquisti di beni durevoli e potrebbe ridursi significativamente nel caso di un loro rallentamento.
A fare il punto è la Banca d’Italia nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato il 23 novembre. Un documento a tutto tondo, che esce ogni sei mesi, nel quale Bankitalia analizza appunto la situazione finanziaria dei principali attori dell’economia, incluse le famiglie. Dalla fine del 2015, secondo la Banca d’Italia, i prestiti per finalità di consumo sono cresciuti a ritmi elevati nei principali Paesi dell’area euro. Un’espansione sostenuta ovunque dalla domanda e guidata in particolar modo dagli acquisti di beni durevoli e da un generale “sentire positivo” sulla ripresa economica. Il miglioramento delle condizioni dell’offerta ha contribuito all’incremento in Italia e Spagna, Paesi nei quali le restrizioni creditizie erano state più intense durante la crisi.
Il fatto che al credito al consumo si ricorra principalmente per acquistare beni durevoli lo rende “ciclico”. Di cosa stiamo parlando? La facciamo breve. L’economia procede appunto per cicli, che si snodano lungo quattro fasi: espansione, rallentamento, recessione e ripresa. Un’attività è “anticiclica” quando è meno sensibile agli effetti della fase del ciclo economico, mentre si dice “ciclica” se risente molto delle fasi di rallentamento, recessione, ripresa ed espansione. Secondo Bankitalia, il credito al consumo registra fluttuazioni accentuate nell’arco delle varie fasi. Anzi: addirittura “più accentuate di quelle dei consumi e del reddito”, proprio per via della “marcata variabilità della spesa per beni durevoli”. Sia come sia, il rapporto fra credito al consumo e spesa complessiva delle famiglie, in decisa flessione dal 2007, è tornato a crescere e attualmente, nel nostro Paese, è in prossimità dei livelli precedenti alla crisi finanziaria.
Ma ci sono rischi per la stabilità finanziaria dalla forte crescita del credito al consumo? Sì, però sono mitigati dalla contenuta incidenza di questo tipo di prestiti sul reddito disponibile delle famiglie: in pratica, l’incidenza del credito al consumo sul reddito disponibile è di poco superiore al 10% nell’area dell’euro e pari all’11,5% in Italia. Si è ridotta poi la quota dei cosiddetti “prestiti deteriorati” – vale a dire quelli la cui riscossione è da considerarsi alquanto incerta – sul totale dei finanziamenti alle famiglie: al lordo delle rettifiche, è scesa al 7,7%, “oltre tre punti percentuali in meno rispetto al picco del 2015”. Negli ultimi anni la rischiosità si è ridotta in modo rilevante nel nostro Paese: dal 2014 il tasso di deterioramento è sceso di un punto, all’1,7%, un livello inferiore a quello osservato negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria. Citando un’indagine ISTAT, la Banca d’Italia segnala comunque che nel 2016 la quota di famiglie che presentava ritardi nei pagamenti in Italia è stata più alta che in altri Paesi: al 12% rispetto al 4% della Francia e a più del 5% della Germania.
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