Italia: paese delle diseguaglianze
11 dic 2019 | 4 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Ancora elevati il rischio povertà e quello di esclusione sociale
Italia paese di diseguaglianze. Almeno questo è il quadro che viene fuori dall’ultimo report dell’Istat, relativo al 2018 e intitolato: “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie”. In sintesi, anche se qua e là qualche segnale di miglioramento si fa avanti, il quadro resta drammatico. Il rischio povertà o esclusione sociale riguarda il 27,3% della popolazione: più di un italiano su quattro è in bilico, sull’orlo della povertà e della deprivazione materiale. Non a caso, nel nostro Paese anche a novembre scorso, si è confermata la crescita nelle richieste di prestiti: +5,4% secondo il Crif, nell'aggregato tra prestiti finalizzati e prestiti personali.
Le famiglie più ricche hanno un reddito sei volte superiore a quelle più povere. Quello dei prestiti personali, usati perlopiù come ossigeno per affrontare la quotidianità, è solo uno degli indicatori che attestano quanto la diseguaglianza sociale sia un dramma tutto italiano. Un dato, in particolare, spicca su tutti nel report Istat: il reddito delle famiglie più abbienti è ancora sei volte maggiore rispetto a quello delle famiglie più povere. “Nel 2017 - dice il report - il reddito netto medio delle famiglie italiane è stato pari a 31.393 euro annui. Cresce ancora sia in termini nominali (+2,6%) che come potere d’acquisto (+1,2%). Ma la disuguaglianza non si riduce”. E non è tutto, purtroppo. L'Italia risulta uno dei paesi europei dove la diseguaglianza è più forte. Nella classifica dei 25 paesi Ue (su 28) in cui esiste l’indicatore sulla disuguaglianza dei redditi, l’Italia è quart'ultima, occupando la posizione numero 21.
Rischio povertà ed esclusione sociale. L’altro fenomeno che emerge dal report Istat è il rischio povertà e quello di esclusione sociale: qualche miglioramento c'è, ma continua a riguardare oltre un quarto della popolazione. Il dato, nel 2018 si è ridotto rispetto al 2017, passando dal 28,9% al 27,3%: questo per la minore incidenza di situazioni di grave deprivazione materiale. Nel 2018, il 20,3% delle circa 12.230.000 persone residenti in Italia, risulta a rischio di povertà, con un reddito netto che è equivalente a quello dell’anno precedente rispetto all'indagine 2018, inferiore a 10.106 euro, pari a 842 euro al mese.
L'8,5% delle famiglie ha difficoltà sostanziali. Una condizione che porta l'8,5% della popolazione a dover affrontare ogni mese almeno quattro difficoltà come queste: essere in arretrato nel pagamento di bollette, mutui, affitti e prestiti personali; non poter riscaldare in modo adeguato la propria abitazione; non poter sostenere alcuna spesa imprevista del valore di 800 euro; non potersi concedere pasti adeguati almeno una volta ogni due giorni e nemmeno una settimana di vacanza l’anno; non poter comprare un televisore a colori, o la lavatrice, per non parlare dell'auto o del telefonino. L’11,3% degli italiani, (dato in diminuzione rispetto all’11,8% del 2017) vive in una famiglia a bassa intensità di lavoro, cioè con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2018 hanno lavorato meno di un quinto del tempo.
Mezzogiorno e famiglie con figli sono i più penalizzati. Il Sud dell'Italia è il più penalizzato da questo quadro d'insieme. Rimane, infatti, l’area col 45% di persone a rischio povertà o esclusione sociale, la percentuale più alta d'Italia e mostra addirittura l'incremento del rischio povertà, passato dal 33,1% del 2017 al 34,4% del 2018. Fortemente penalizzate, ancora una volta, le famiglie con più figli: anche nel 2018, secondo Istat, l’incidenza del rischio di povertà o quello di esclusione sociale è più elevata nelle famiglie con tre o più figli (36%, in miglioramento comunque rispetto al 2017 quando era al 41,1%) e nelle famiglie monogenitore (35,4% contro il 38,8% del 2017).
Dona, Unione nazionale consumatori: dati non degni di un Paese civile. “Sono dati vergognosi, non degni di un paese civile. Cosa serve? Serve un fisco più equo, che rispetti l’articolo 53 della Costituzione. Il report Istat attesta che il problema non sono soltanto i poveri assoluti, ma anche quelli che si trovano in condizioni di difficoltà precedenti, quelli a rischio povertà, che finiscono per diventare definitivamente poveri. Va rivoluzionato il nostro sistema fiscale, rispettando il criterio della capacità contributiva”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
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