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Bce: pochi prestiti alle Pmi

2 mag 2013 | 2 min di lettura | Pubblicato da Eleonora D.

bce pochi prestiti alle pmi

Il 12% delle Pmi europee aumenta gli scoperti

Aumenta il costo del lavoro, cala il fatturato e le imprese italiane hanno sempre più difficoltà ad accedere al credito. È la fotografia scattata dalla Bce analizzando l'accesso ai prestiti delle pmi europee. La situazione in Italia non è troppo diversa da quella che si può trovare nel resto dell’Ue, fatta eccezione per la Germania, dove nei primi mesi del 2013 si è avuto un miglioramento dei fatturati. Le piccole aziende italiane, invece, sono quelle che devono affrontare le maggiori difficoltà: da un lato c’è l’alto costo del lavoro (in crescita, come per Germania e Francia), dall’altro il calo degli utili che interessa il 58% delle pmi (peggio solo Grecia, Spagna e Portogallo).

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L'indagine è stata condotta dalla Banca centrale tra ottobre 2012 e marzo 2013 su un campione di 7.510 imprese (delle quali un migliaio italiane): il 5% ha chiesto un maggior numero di prestiti alle banche (non sempre concessi) e il 12% ha aumentato gli scoperti. Le banche però stringono i lacci della borsa, con un taglio dello 0,8% dei prestiti concessi a marzo 2013 rispetto a 12 mesi prima. Una restrizione che segue il trend negativo dell’anno precedente: già nel 2011 per le nostre piccole e medie imprese i prestiti erano scesi di quasi il 2%.
Una situazione che l'Ocse ha definito particolarmente allarmante: in Italia le aziende con meno di 250 addetti (che costituiscono praticamente la totalità del tessuto produttivo e impegnano l'80% dei lavoratori) riescono ad accedere solo il 18% dei finanziamenti concessi dalle banche, contro il 79% delle pmi svizzere. La crisi, insomma, non pesa in egual misura su tutti, ma ha colpito soprattutto artigiani, piccole e medie imprese, con ricadute pesanti sull’occupazione e la fiducia dei consumatori. Un quadro che, secondo l’Ocse, allontana ancora la ripresa e mette a rischio la stabilità finanziaria.

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