Consumi in calo e prestiti che languono
14 ott 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Ancora dati sui consumi in calo, e ancora dati sui prestiti che languono. Questa volta, commenti e indicazioni provengono dalla società di ricerca Nomisma, dalla Banca d'Italia e da Confcommercio, la Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo. Da Nomisma, il capo economista Sergio De Nardis ha commentato le cifre sulla spesa delle famiglie italiane diffuse dall'Istat: "I dati del secondo trimestre aggiornano la contabilità dell'arretramento subito dal benessere negli ultimi anni", ha dichiarato. "La precipitazione si è consumata nel giro di sei anni ed è avvenuta in modo molto disuguale, come testimonia l’aumento degli indici di disuguaglianza e dei nuclei in condizioni di povertà".
"Purtroppo", ha aggiunto De Nardis, "la debole ripresa non inciderà in misura determinante su questo impoverimento, né ci si può aspettare un contributo decisivo da parte della politica economica che è alle prese con risorse limitate e vincoli derivanti dalle modalità di aggiustamento europeo. In queste condizioni", ha concluso, "la strada del recupero dei livelli di benessere che avevamo qualche anno fa non potrà che essere lunga e accidentata”. Per giunta, secondo Bankitalia ad agosto i prestiti bancari al settore privato hanno subito un calo del 3,5%, contro il -3,3% di luglio. In particolare, il credito alle famiglie è sceso dell'1,2% in un anno, a fronte del -1,1% del mese prima.
Chiude il cerchio l'indicatore dei consumi Confcommercio (Icc), diffuso i primi di ottobre, che pure dà conto dei dati di agosto. Dai numeri emerge un calo del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima e una sostanziale stabilità da luglio. L'indicatore evidenzia un calo dello 0,7% della domanda di servizi e del 3,5% della spesa per i beni. Valori positivi, in confronto al medesimo periodo del 2012, si riscontrano soltanto per beni e servizi ricreativi, con un +0,5%, e per beni e servizi per le comunicazioni, con un +1%. Alimentari, bevande e tabacchi, nel complesso, sono costretti a incassare un -4,8%, condizionato soprattutto dalla forte discesa dei tabacchi stessi.
Quanto alla voce "mobilità", che da quasi due anni è in ridimensionamento, la flessione anno su anno è stata del 4,6%. Per ottobre Confcommercio si aspetta ora una variazione dell'indice dei prezzi al consumo rispetto al mese precedente dello 0,1%, con un tasso di crescita dell'1,1% rispetto allo 0,9% di settembre. Su queste dinamiche, ricorda Confcommercio, pesa comunque l'aumento di un punto percentuale dell'aliquota Iva ordinaria - applicata a beni e servizi che incidono sul paniere per il 51% circa - compensato in parte dalla discesa del costo di energetici e carburanti.
Nel complesso, mette in chiaro Confcommercio, non c'è nulla che al momento faccia sperare in una ripresa della domanda interna e in un miglioramento dell'occupazione o del reddito. Secondo la confederazione, i primi segnali di modesto recupero dell'attività produttiva registrati da Confindustria potrebbero iniziare a sortire qualche debole effetto concreto solamente fra la fine di quest'anno e l'avvio del 2014. Certo non aiuterà, conclude Confcommercio, la mancanza di misure incisive per ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Al contrario: esiste il rischio che il bisogno di consolidare i conti pubblici porti all'introduzione di altre tasse e imposte.
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