Gli utp valgono 123 miliardi di euro
15 nov 2017 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Secondo le stime il valore degli utp ha raggiunto i 123 miliardi di euro
L'ultima notizia dal mondo degli npl, arriva da Banca Ifis che ha acquistato un portafoglio di crediti deteriorati da 44 milioni di euro, soprattutto prestiti personali (per l'88%), prestiti auto (per il 10%) e finalizzati. Ma, nel variegato mondo del credito, non esistono solo gli npl. Ci sono anche gli utp, unlikely to pay, le inadempienze probabili. Quelle che, nella nuova classificazione di Banca d’Italia (che recepisce la normativa europea) precede le sofferenze vere e proprie. Un report di PricewaterhouseCoopers ha stimato in 123 miliardi di euro il valore di queste inadempienze probabili giacenti nelle banche italiane a fine primo semestre 2016.
Valorizzare i crediti, massimizzare il recupero. Per provare a disincagliare questa mole di soldi esistono strutture apposite. Come Hera International real estate: fondato nel 1999 da Oscar Pittini, il gruppo ha sei sedi tra Londra, Mosca, Pechino, New Yorl, Dubai e Monaco, coordinate dall'headquarter di Milano. Gestisce oltre 500 milioni di crediti e prevede di chiudere il 2017 con un fatturato di circa 4 milioni di euro. “In questo momento siamo più focalizzati verso il mercato dei crediti utp. Quest’anno, abbiamo trasformato 150 milioni di euro di crediti destinati alla sofferenza in 150 milioni in bonis - sottolinea Pittini - Cerchiamo di coinvolgere le banche non nell’operazione di cessione ma in quella di valorizzazione per massimizzare il recupero del credito”.
Un mercato dalle grandi prospettive. Fondamentale, secondo il manager, è l’atteggiamento proattivo delle banche “che credono nei nostri business plan e inseriscono liquidità nelle operazioni incagliate, con piani di risanamento e ristrutturazione dei debiti per completare i cantieri e sostenere la commercializzazione”, spiega Pittini. Un mercato, quello degli utp che presenta notevoli prospettive visto che, secondo le stime degli esperti, le probabilità di recupero di questi crediti non ancora impossibili sono superiori al 55%, sempre che il credito sia classificato come utp da 30 giorni. Altrimenti crollano a poco più del 10% se sono trascorsi più di 180 giorni da quando il credito diventa utp. Hera holding, per esempio, intende continuare a trasformare posizioni utp valorizzandole e riportandole in bonis. “Evitando, dunque - spiega Pittini - cessioni con notevoli sacrifici in termini di credito non recuperato. Siamo riusciti a recuperare valore anche da operazioni in fallimento. Con gli utp, d'altronde, risulta meno complesso”.
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