Turchia: pagamenti senza contanti entro il 2023
29 ago 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Nel Paese il 40% dei consumi delle famiglie passa attraverso le carte elettroniche
La Turchia attraversa un momento complicato ma non perde di vista la barra puntata sul fintech. La lira turca ha perso oltre il 40% da inizio anno per colpa, dicono gli esperti, di un’economia che cresce in fretta (+7% nel solo 2017), con le banche a sostenere la crescita con forti iniezioni di prestiti personali alle famiglie e alle imprese, a un tasso d'inflazione del 16%.
La Turchia dà fiducia al fintech. Nonostante tutto, il Paese dà fiducia al presidente Recep Tayyip Erdogan e continua imperterrito la corsa all'innovazione in settori considerati vitali come il fintech. Un segmento hi-tech nel quale la Turchia vanta già una lunga storia: è stato il primo paese europeo a rilasciare una carta di credito contactless nel 2006 e il terzo paese europeo, dopo Francia e il Regno Unito, a completare la migrazione chip & pin, nel 2007.
Bkm Express, re del cashless con 5 miliardi di transazioni l'anno. Nel 2012 le banche turche hanno lanciato il primo portafoglio digitale nazionale, Bkm Express: più di recente, nel 2016, sempre Bkm ha lanciato il primo piano di pagamenti nazionali, Troy - Turkey's Payments Method che ha ottenuto subito il 100% di accettazione su tutti i terminal turchi (oltre 2,3 milioni), inclusi bancomat, punti vendita e siti di e-commerce. Un business di tutto rispetto visto che le prospettive, se internet prende piede, sono quelle di fatturare un 20% in più ogni anno a partire dal 2023. E comunque già oggi, Bkm macina 5 miliardi di transazioni ogni anno tra pagamenti e prestiti personali, tanto per fare un esempio.
Il digital ceo a capo dell'impero cashless. “Vogliamo creare nuove prospettive per l'e-banking, diminuendo i costi delle operazioni bancarie e incrementando i ricavi solo lavorando sull'innovazione. Intendiamo restare locali, però, impegnandoci a convincere nuovi clienti come studenti, retailer, home bankers ma anche agricoltori, per esempio”. A parlare è Soner Canko, conosciuto come digital ceo, l'amministratore delegato digitale. Oggi è a capo del primo e unico impero fintech di tutta la Turchia: Bkm, ossia Interbank Card Center, fondato nel 1990 con la collaborazione di 13 banche turche pubbliche e private per sviluppare regole e standard delle carte di credito e di debito in Turchia, all'interno del sistema di pagamento con carta. Una parte della mappa dell'ecosistema fintech associato a Bkm è made in Italy: Unicredit, infatti, è presente in Turchia attraverso Yapi Credi, all'82% di proprietà di una joint venture con Koç financial services, a formare un gigante con 788 sportelli e asset per quasi 60 miliardi di euro.
Turchia senza contanti entro il 2023. “Il nostro obiettivo è avere una società che effettui pagamenti senza contanti nel 2023 per celebrare degnamente il centesimo anniversario della Repubblica turca. Il sistema bancario turco ha una solida infrastruttura, che ci aiuterà nella transizione verso la società digitale”, sottolinea Canko. Una società hi-tech tutto compreso, tra pagamenti, prestiti personali e perfino mutui.
Un settore ben strutturato. Come nota l'ultimo report di Sace-Simest, il settore bancario risulta ben capitalizzato in Turchia: in termini di dimensioni patrimoniali, è cresciuto a un tasso annuo del 20% negli ultimi 15 anni. E i pagamenti sono stati uno dei principali motori di crescita e innovazione. Quindici anni fa, solo il 9% del consumo totale delle famiglie avveniva attraverso le carte: oggi questo rapporto ha quasi raggiunto il 40%. Oggi la Turchia è il più grande mercato in termini di numero totale di carte e pos, con oltre 120 milioni di carte di debito, 59 milioni di carte di credito e 2,3 milioni di macchine pos.
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