Truffe: il Madoff cinese
17 feb 2016 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
In Cina si sta accertando la più grande truffa finanziaria della storia asiatica
Quello dei finanziamenti, prestiti personali compresi, è un settore in espansione tale che comincia a far gola, e tanto, anche ai malintenzionati. Soprattutto di quelli che usano la rete per i loro loschi traffici. La Cina, per esempio, da qualche giorno ha il suo scandalo alla Bernard Madoff: una storiaccia che, se confermata, potrebbe costituire la più grande frode mai messa in atto nella storia del Paese asiatico, dal punto di vista del numero di persone coinvolte e e del valore economico. La polizia cinese, infatti, pochi giorni fa ha arrestato 21 impiegati di eZubao, la più grande finanziaria online di tutto il Paese: il sospetto è che questi “solerti” dipendenti abbiano raggirato 900 mila investitori per circa 50 miliardi di yuan, cioè quasi 6,9 miliardi di euro. Per incastrare questa vera e propria associazione a delinquere, la polizia ha dovuto perfino scavare il terreno, per oltre venti ore, in modo da portare alla luce 80 borse di documenti che i dipendenti di eZubao avevano nascosto sottoterra.
Il (finto) gioiello p2p. La novità di questa brutta storia sta nel fatto che il raggiro è stato attuato, per la prima volta, mediante una piattaforma peer-to-peer, metodo di finanziamento con prestiti personali che finora sembrava a prova di bomba. E invece no, come dimostrano le confessioni di due ex dipendenti di questa piattaforma, diventata in meno di 18 mesi la più importante di tutta la Cina: un presunto gioiello che, dal luglio del 2014, avrebbe capitalizzato oltre 10 miliardi di euro, offrendo dei ritorni economici da capogiro, fino al 15% l’anno. Al contrario, gli inquirenti hanno scoperto che il 95% degli investimenti, finanziamenti e prestiti personali, offerti da eZubao erano inesistenti. Il denaro che, per esempio, veniva versato dagli investitori per entrare nei vari affari, aderendo a dei fantomatici progetti d'investimento, veniva usato, invece, per ripagare i debiti dei manager stessi o per finanziare delle spese personali, funzionando a quel punto come un vero e proprio bancomat che erogava prestiti personali. Oppure, sempre lo stesso denaro, veniva dirottato in pubblicità e in altri investimenti, generalmente fallimentari.
Ripulire il mercato. Quello di eZubao è un caso paradigmatico. Perché in paesi come la Cina, ma non solo, il business degli investimenti online sta attraendo fiumi di denaro, in arrivo soprattutto dalla classe media. Non solo. Sempre in Cina, sono sempre più comuni le frodi ai danni di piccoli investitori, dato che i depositi bancari restituiscono interessi bassi e il mercato immobiliare è insicuro. Secondo il magazine Qatrz, in Cina, nel 2015, le frodi avrebbero superato complessivamente i 22 miliardi di euro: negli ultimi sei mesi, sempre secondo la rivista specializzata, è fallito almeno un terzo delle oltre 3.800 aziende di prestiti online p2p registrate in Cina. Lo stesso Partito comunista alla guida del Paese, ha puntato il dito contro l'utilizzo eccessivo dei prestiti online, individuati come una minaccia alla stabilità del sistema finanziario: a dicembre, il partito al governo si è impegnato a ripulire il mercato, colpendo più di mille piattaforme peer to peer definite “problematiche” dalla Commissione bancaria cinese.
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