Prestiti, la spia è lo smartphone
25 dic 2015 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Lo smartphone diventerà il termometro della ricchezza
Mettiamoci il cuore in pace: se abbiamo o no diritto a un prestito personale, tra un po', non lo deciderà più il direttore della filiale della banca presso la quale abbiamo il conto. Lo deciderà, come di fatto sta già facendo, il nostro smartphone, che può facilmente rivelare la nostra situazione a qualsiasi finanziatore. E' questo, secondo uno studio dell'Università di Washington, il nuovo ruolo che il nostro cellulare ricopre, nella società: quello di termometro di ricchezza (e di povertà), per conto terzi. Intendendo per terzi i finanziatori di prestiti personali, soprattutto a quelli che siano privi di una storia creditizia, dal momento che non hanno conto corrente o carta di credito.
Esperimenti africani. Non a caso, nella famigerata Silicon Valley si moltiplicano le startup che sviluppano applicazioni Android che sono in grado di analizzare i dati dei cellulari in modo da consentire di decidere se concedere o no un prestito, per esempio agli utenti dei paesi africani. Tra le più attive la kenyota Branch.co, fondata da Matt Flannery, pioniere del micro-prestito, e inVenture, oppure Saidao Lenddo. L'utente installa le app e questo permette al servizio di analizzare il traffico dati fornito da sms, email, volume e orari delle chiamate. Tanto per fare un esempio, l'algoritmo di InVenture usa 10 mila parametri utili a stabilire se l'utente sia un buono o un cattivo pagatore.
Attenti alle telefonate. Tra questi parametri, c'è quello delle chiamate: chi chiama di sera, cioè nel momento della giornata in cui le tariffe sono più economiche, e chi riceve più sms di quanti ne invii, è considerato un buoni pagatore, perché risulta essere persona oculata nella spesa. Buon pagatore è anche chi viaggia molto, persona che risulta, dai dati, connesso di frequente a celle telefoniche lontane, e persino il giocatore d'azzardo (stanato dall'algoritmo che scopre dai contenuti delle mail se l'utente è uno scommettitore) considerato persona che restituisce il prestito con più probabilità rispetto alla media. L'aspetto positivo di questa novità è che, per merito di queste informazioni, il sistema può decidere se concedere un prestito a chi, magari, non lo avrebbe mai ottenuto oppure può decidere se offrire il prtito personale a tassi più bassi, visto che il sistema è in grado di valutare il rischio con maggiore precisione. Il nuovo algoritmo, insomma, fa parte di un nuovo modo con cui gli smartphone contribuiscono allo sviluppo economico del mondo.
Il rovescio della medaglia. Non tutti sono contenti delle magnifiche sorti e progressive dello smartphone, però. Perché il rovescio della medaglia è chiaro: questa nuova trasparenza rende tutti più vulnerabili a qualsiasi discriminazione basata sul reddito, anche nei paesi dell'occidente opulento. Così, parecchie associazioni pro-privacy statunitensi si stanno opponendo alla pratica, dmessa in atto da alcune banche, di negare il prestito personale a chi pubblica sui social network dei messaggi che rivelino la loro inaffidabilità, vera o presunta che sia. Il caso emblematico è quello di un utente americano che in un tweet ha scritto: “mi si è rotta l'auto”. E che, a causa di questo banale incidente, si è visto rifiutare il prestito personale dalla sua banca.
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