Nuovo rischio bolla per i prestiti agli studenti negli USA
27 gen 2017 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Secondo un economista francese gli States sono nuovamente a rischio bolla
Con questi chiari di luna, nemmeno i prestiti personali sono immuni dal rischio bolla. La nuova bolla speculativa che minaccia la stabilità finanziaria di tutto il pianeta, infatti, sta arrivando dagli Stati Uniti ed è quella dei prestiti studenteschi, prestiti personali concessi per poter sostenere gli studi ai vari college. L'allarme viene dall’economista francese Jacques Sapir: lo sconsiderato aumento dei prestiti concessi agli studenti universitari americani negli ultimi anni sarebbe simile a quello raggiunto dai mutui subprime, quelli responsabili della crisi finanziaria nel 2008.
A rischio 1.400 miliardi di dollari. Secondo le stime dell'economista, i debiti che sono stati contratti dagli studenti americani per poter frequentare l'università (incluse le prestigiose dell'Ivy League) ammonterebbero a più di 1.400 miliardi di dollari: oltre mille miliardi sarebbero stati contratti con banche private, gli altri 400 con enti federali. In tutto, sempre secondo le statistiche di Sapir, sono 44 milioni gli americani che hanno contratto un prestito, o meglio, un debito studentesco: di questi, almeno 7,4 milioni si dimostrano al momento insolvibili. E non è tutto, visto che secondo lo studioso, il 17% degli ex studenti universitari yankee rimane titolare dell’11% del debito totale. Situazione molto preoccupante, rammenta Sapir, grave quasi quanto lo scenario del 2008.
Allarme bolla. Una bolla pronta a esplodere, insomma, che gli esperti spiegano con la privatizzazione dei prestiti universitari (stante la parziale dismissione del ruolo dello Stato a sostenere gli studi universitari dei meno agiati con l'apposito ente federale) e con la stagnazione dei salari. Due fattori combinati che hanno portato i giovani americani a intraprendere studi universitari che non si possono permettere, nella convinzione che solo questo possa garantire loro un futuro migliore. L’aumento delle domande d’iscrizione ai vari college, finanziato dalle banche a tassi considerati irrisori, ha generato una voragine debitoria.
Così nascono le bolle. “Legioni di giovani laureati, usciti da università poco blasonate, i quali comunque hanno speso almeno 60.000 dollari per ottenere l'agognato titolo di studio, scoprono successivamente che tanto sforzo economico apre le porte, al massimo, di un lavoro come quello di cameriere nei fast-food”. Così l'economista Sapir spiega il nascere della bolla dei prestiti studenteschi. Negli ultimi 40 anni, sono aumentati a dismisura i giovani iscritti all'università, tutti alla ricerca di un salario migliore e di prospettive di vita più agiate. Dal 1973, però, all'aumento della produttività non ha corrisposto l'aumento del salario reale. Complice il passaggio alle banche dei finanziamenti universitari prima di competenza dello Stato federale, la nuova massa di studenti, anche quelli meno solvibili (che si dimostrano ora la maggioranza) hanno sottoscritto prestiti per pagarsi gli studi promettendo, proprio come nel caso dei mutui subprime, di rientrare dal debito col pagamento dei tassi d’interesse. Purtroppo, conclude Sapir, l’onda lunga dell’ultima crisi ha reso impresa ardua semplicemente trovare lavoro. Ecco che allora oggi milioni di ex studenti universitari - ma stessa sorte tocca agli studenti attuali - si ritrovano a non guadagnare abbastanza per poter ripagare il debito.
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