Napoli, arresti per truffe nel settore creditizio
11 feb 2016 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Undici arresti nel napoletano per truffa ai danni di cittadini e finanziarie
Non c’è nulla di meglio, anzi di peggio, come una truffa su vasta scala per ricordare agli Italiani di restare all’allerta, in qualunque situazione, contro i malintenzionati che possono sottrarre e utilizzare a loro insaputa i dati anagrafici.
A Napoli e provincia un gruppo di undici persone ha utilizzato i dati personali di molti ignari pensionati per mettere in piedi una maxi truffa ai danni di diverse società di credito al consumo. Ma ad un certo punto le stesse società truffate devono essersi accorte che qualcosa non quadrava e hanno allertato il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli.
Da qui è scattata un’ordinanza cautelare nei confronti di undici soggetti per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di truffa e falso per un importo complessivo di circa 500mila euro.
Le indagini, come spiega un comunicato ufficiale della Procura di Napoli, hanno consentito di accertare l’esistenza di “un’organizzazione criminosa, operante a Napoli e provincia sino a ottobre 2014, finalizzata all’attuazione di truffe nel settore creditizio al fine di ottenere illecitamente finanziamenti rimborsabili, prestiti personali, linee di credito al consumo, mediante cessione del quinto, utilizzando dati anagrafici di ignari pensionati, ai danni di vari istituti bancari e finanziari”.
Il meccanismo della truffa era ormai ben rodato: i componenti della banda, dopo avere individuato i soggetti dei quali utilizzare i dati anagrafici per accedere alle richieste di finanziamento ed averne verificato il grado di sostenibilità finanziaria, predisponevano una falsa documentazione, ovvero finti Cud, dichiarazioni dei redditi e buste paga, da fornire alle società finanziarie a garanzia delle richieste di prestito avanzate per conto dei clienti.
Successivamente, attraverso utenze telefoniche dedicate, gli stessi malviventi rispondevano alle interviste telefoniche condotte dalle società finanziarie per verificare i requisiti dei soggetti che avevano richiesto il finanziamento. E qui arriva il colpo di genio: gli stessi truffatori si spacciavano per i datori di lavoro, indicati con nome e cognome nei falsi documenti consegnati alle finanziarie dai “presunti richiedenti” il prestito.
I clienti che beneficiavano dei prestiti erogati in questo modo corrispondevano all’organizzazione un importo iniziale di 300 euro come compenso per aver preparato la documentazione falsa e, a prestito ottenuto, un’ulteriore somma di denaro, pari al 20-30 per cento dell’importo finanziato, a titolo di compenso.
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