Inflazione, si rischia un “autunno nero” per i consumi
31 ago 2022 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Non si intravedono segnali di miglioramento
Famiglie e imprese stanno facendo i conti con l'inflazione. Le prime, fino a ora, sono riuscite a non ridurre troppo i consumi anche grazie ai risparmi accumulati. Le seconde, alle prese con materie prime sempre più costose, sono ormai costrette a scaricare i costi sul prezzo finale.
Al momento, non si intravedono segnali di rallentamento: l'inflazione continua a correre. Ecco perché Confesercenti è preoccupata che possa frenare i consumi. L'associazione che rappresenta le imprese italiane del commercio arriva a parlare di un possibile “autunno nero”.
La “trappola” dell'inflazione
Gli ultimi dati Istat, relativi al mese di giugno, non sono incoraggianti. Rispetto allo stesso mese del 2021, le vendite al dettaglio sono diminuite in modo consistente in volume (-3,8%) e cresciute dell'1,4% in valore.
In un periodo di inflazione bassa, la combinazione di questi due dati non sarebbe necessariamente una brutta notizia. Potrebbe far ipotizzare, infatti, una tendenza ad acquistare meno ma ad un prezzo più alto, migrando verso prodotti di maggiore qualità. Adesso, però, l'inflazione alta cambia lo scenario. Il rialzo del valore pare dovuto esclusivamente all'aumento dei prezzi, cui le famiglie stanno reagendo tagliando il volume degli acquisti.
Davanti a “costi fissi incomprimibili”, afferma Confcommercio, “le imprese sono costrette ormai a traslare incrementi dei prezzi non più ammortizzabili dai loro margini mentre la tendenza dei consumatori è ridurre gli acquisti con le spese obbligate in aumento”. In altre parole: le imprese devono scaricare l'aumento dei costi sul prezzo finale. E le famiglie, pur spendendo di più, si ritrovano a ridurre gli acquisti.
Una sorta di trappola dell'inflazione che rischia di condizionare il bilancio familiare negli acquisti quotidiani e nei prestiti.
Soffrono le piccole attività
Secondo Confcommercio, inoltre, i dati complessivi mitigano l'impatto reale sui consumi e sulle attività commerciali. L’incremento di valore è infatti “trainato principalmente dalla grande distribuzione”.
Le imprese che operano su piccole superfici, invece, “restano al palo”: oltre a un allarmante -6% in termini di volume, registrano un calo anche in termini di valore (-1%). Una situazione che, secondo l'associazione, “rischia di non essere più gestibile” senza un intervento pubblico che contribuisca a ridurre i prezzi di bollette del gas e utenze elettriche.
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