In Italia riparte l'accesso al credito
19 apr 2017 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Cresce il settore dei prestiti personali
L'accesso al credito è ripartito. Lo sostiene l'Abi, l’associazione bancaria italiana, nell'ultimo bollettino mensile di fine marzo secondo cui, quest'anno, i prestiti, soprattutto i prestiti personali riprendono vigore in virtù di “più favorevoli condizioni nell'accesso al credito”, destinate a “continuare a fornire impulsi positivi”. I dati a suffragio della tesi parlano di una tendenza alla crescita sia del credito alle imprese che alle famiglie, con impieghi saliti dell'1,4% su base annua, nel mese di marzo, in aumento dell'1% rispetto a febbraio. Il dato viene spinto anche dal nuovo minimo storico toccato dai tassi sui prestiti: la percentuale, a marzo, è del 2,82%, ancora più bassa rispetto al già basso 2,85% di febbraio.
Trend in aumento. Più in dettaglio, secondo l’Abi tutti i prestiti alle famiglie, compresi i prestiti personali, sono stati trainati dai mutui casa in aumento del 2,3% rispetto a febbraio 2016 mentre i finanziamenti alle imprese, migliorano solo dello 0,1% rispetto a fine febbraio 2016. Per quanto concerne la raccolta, viene confermato il trend dei mesi scorsi: depositi in aumento del 4,1%, a marzo, su base annua, aumento da 54,5 miliardi e raccolta tramite obbligazioni in calo del 12,3%, un calo da 46 miliardi di euro, con un saldo di raccolta complessiva in crescita dello 0,5% su base annua.
Sofferenze in calo. Le buone notizie si estendono anche al fronte dei non-performing loan. I crediti deteriorati continuano a calare nei bilanci delle banche: a febbraio sono scesi a 77 miliardi pari al 4,41% degli impieghi totali (erano al 4,45% a febbraio): siamo ancora lontani dallo 0,86% di prima della crisi ma il segnale di decremento c'è. Più in dettaglio, le sofferenze delle banche, si sono ridotte dai 77,8 miliardi di gennaio 2017 ai 77 miliardi di euro di febbraio, cifra che rappresenta il valore più basso dal maggio 2014. Un calo ancora più forte se raffrontato con gli 86,8 miliardi di dicembre 2016. “In particolare - sottolinea L'Abi - rispetto al picco degli 89 miliardi di euro toccato a novembre 2015, si registra un'evidente riduzione delle sofferenze nette che supera il 13%”.
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