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In Italia cresce il divario tra ricchi e poveri

22 gen 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

Sono le nuove generazioni e le donne a pagare di più la disuguaglianza

Il quadro della diseguaglianza nel mondo aumenta, anzi peggiora per le nuove generazioni e l'Italia non fa eccezione, anzi si presenta come uno dei paesi europei con le maggiori diseguaglianze. La conferma arriva puntuale come ogni anno da due statistiche, quella di Oxfam e quella di Eurostat. Secondo Oxfam, nel mondo, i Paperoni sono 2.153 con un patrimonio di 2.019 miliardi: una ricchezza superiore a quella che riescono a mettere insieme 4,6 miliardi di persone, pari a circa il 60% della popolazione mondiale. E non è tutto, perché soltanto il 4% degli introiti fiscali deriva dalla tassazione della ricchezza. Un po' poco.

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In Italia persistono le diseguaglianze. Nel nostro Paese, a metà 2019, l'1% più ricco possedeva la ricchezza del 70% degli italiani più poveri. Nell'ultimo ventennio, dicono i dati, la ricchezza dei Paperoni di casa nostra è salita del 7,6%, mentre quella del 50% degli italiani più poveri si è ridotta del 36,6%. Un paese, il nostro, che continua a essere ineguale, come attesta l'indice di Gini che misura le diseguaglianze e che, nel 2018, collocava l'Italia 23a nella Ue a 28. Non è un caso, dunque, che nel nostro Paese, come rileva un articolo di Prestiti.it, vengano richiesti più prestiti personali (+3,5% a ottobre su base annua) anche se di minore importo.

A pagare le nuove diseguaglianze sono i giovani. Oxfam dimostra che le nuove generazioni pagano di più la diseguaglianza, insieme alle donne, più povere degli uomini in fatto di ricchezza, di retribuzioni e di pensioni. Questo perché in Italia le condizioni economiche generali si tramandano di generazione in generazione. L'Italia, dice Oxfam, resta un paese immobile anche sotto il profilo patrimoniale, un Paese nel quale il figlio di un dirigente percepisce un reddito annuo superiore del 17% a quello del figlio di un impiegato. In Europa, sia detto, peggio di noi fanno soltanto Spagna, Malta e la Romania.

Oxfam, Bacciotti: "Siamo indietro rispetto all'Europa”. Secondo Elisa Bacciotti, direttrice campagne Oxfam Italia, “in Italia le famiglie a basso reddito non possono sostenere un figlio durante il percorso scolastico, soprattutto se si presenta un problema”. Non è un caso che per far fronte a spese come queste le famiglie italiane scelgano un prestito personale: come già messo in risalto da uno studio di Facile.it e Prestiti.it, nel primo semestre 2019 le banche hanno erogato 71 milioni di euro in finanziamenti per la scuola. “Ecco perché è così alto l'abbandono scolastico ed ecco perché c'è un numero così alto di giovani che non studiano - sostiene Bacciotti - Anche lavorare diventa un problema: oltre il 30% dei giovani occupati, infatti, guadagna meno di 800 euro al mese, e il 13% degli under 29 è in condizioni di povertà lavorativa”.

Eurostat, Italia fanalino di coda per differenze di reddito in Ue. Se in Italia non va bene a livello di ricchezza complessiva non va bene nemmeno a livello di redditi. Secondo un'altra statistica, questa volta di Eurostat, l'Italia è fanalino di coda in Ue per differenza di reddito tra ricchi e poveri. In Italia, infatti, il 20% della popolazione col reddito più alto conta su entrate sei volte superiori rispetto a quelle del 20% di popolazione più in difficoltà. In dettaglio, nel nostro Paese l'indice che misura questa forbice è al 6,07, un po' meno rispetto al top del 6,27 raggiunto nel 2016.

Si allarga la forbice tra i paesi più popolosi Ue. Secondo Eurostat, tra i paesi più popolosi dell'Ue, l'Italia, insieme alla Germania, con un indice 5,07 ha il rapporto peggiore tra il reddito del 20% più ricco e il 20% più povero. La Francia è a 4,23, il Regno Unito a 5,95, la Spagna a 6,03: sul podio ci sono Serbia, dove il divario è pari a 8,58 volte, Bulgaria (7,66 volte) e Romania (7,21 volte). Peggio di noi fanno Lituania, Albania, Lettonia e Macedonia.

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