Effetto Covid: più prestiti per la salute e lo studio, meno per l’auto
22 apr 2021 | 4 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Italiani più preoccupati rispetto al resto d'Europa
Gravi malattie, disoccupazione e perdita dell’autonomia finanziaria sono i rischi più temuti dagli italiani che, per effetto del Covid-19, sembrano essere diventati più pessimisti rispetto ad un paio di anni fa.
Paure maggiori, entrate inferiori e progetti annullati hanno radicalmente inciso anche sulle abitudini di spesa e di ricorso al credito in tutte le sue forme, dai mutui ai prestiti.
Secondo l’ultima ricerca condotta da BNP Paribas Cardif, in collaborazione con Ipsos su un campione di 21.000 persone, in 21 paesi in Europa, America Latina e Asia, in Italia l’impatto della pandemia sarebbe stato più devastante in termini di aspettative e preoccupazioni.
Aumentano la paura di perdere il lavoro e di dover essere ricoverati in ospedale, mentre cresce il desiderio di proteggere se stessi e il proprio nucleo familiare da problemi economici e di salute.
Salute e lavoro in cima alla lista delle preoccupazioni
Salute e lavoro restano i due argomenti che destano più preoccupazione negli italiani anche rispetto alla media europea.
In cima c’è il timore di una riduzione delle entrate (75%; con un aumento di due punti percentuali rispetto al 2019 e contro il 70% rispetto alla media europea). Seguono la paura di una malattia grave (71%) e della perdita della propria indipendenza (68% contro il 60% in Europa).
Con il Covid-19 sono aumentati di ben 4 punti percentuali rispetto al 2019 sia il timore di perdere il lavoro (65% contro il 58% in Europa), sia quello dell’ospedalizzazione (65%).
Ma c’è di più: se nel 2019 la paura di un disastro naturale, proprio come una pandemia, era espressa dal 49% della popolazione, ora la percentuale è salita al 56%.
In compenso, le nuove abitudini hanno contribuito a ridurre i timori relativi al furto o al danneggiamento d’auto (53%; con un calo di quattro punti percentuali rispetto al 2019), aggressione (49%; con un calo di 4 punti) e attentato terroristico (34%; per un calo di sette punti).
L’impatto del Covid-19 sulle tasche degli italiani
Il 64% degli intervistati ha subito o pensa che subirà una riduzione delle entrate: una percentuale ben superiore rispetto alla media europea (58%) e a quella registrata in Paesi come Germania (45%) e Francia (48%).
A determinarla è per il 35% degli intervistati una temporanea riduzione del salario, per il 24% l’abbassamento delle ore di lavoro e per il 21% la perdita del lavoro.
Proprio a causa dell’emergenza, inoltre, più della metà degli italiani (il 56%, contro il 53% a livello europeo e il 33% in Germania) ha dovuto o dovrà posticipare o rinunciare del tutto ad un acquisto importante.
Solo il 16%, invece, ha avuto o si aspetta di avere difficoltà nel saldare le bollette: un dato che sorprende se confrontato con la media europea (20%).
Ma gli italiani sono anche più pessimisti rispetto agli altri europei per quanto riguarda il ritorno ai livelli di disoccupazione registrati negli anni pre-Covid. Solo per il 3% (il 7% in Europa) bisognerà attendere fine anno, mentre il 59% (contro il 48% europeo e il 45% in Germania) crede che ci vorranno tre anni o più.
La propensione a ricorrere al credito
La crisi ha avuto un forte impatto anche sulla propensione a ricorrere a prestiti personali o a mutui.
Gli italiani sono propensi a ricorrere al credito per accedere a cure mediche (54%) molto di più rispetto ad altri paesi europei (35%) e per finanziare gli studi dei figli (47%; con un aumento di cinque punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid e contro il 34% europeo), mentre diminuisce la percentuale degli italiani che vogliono accedere ad un prestito/mutuo per l’acquisto di una proprietà (56%; con un calo di quindici punti sul 2019), di un’automobile (51%; con un calo di sei punti), per effettuare ristrutturazioni (48%; per un calo di otto punti) e per avviare un nuovo business (39%; con un calo di quattordici punti).
Questa diminuzione è dovuta soprattutto alla paura di non poter più essere in grado di ripagare un prestito o mutuo a causa della perdita del lavoro (59% contro il 50% in Germania e Francia), di una malattia grave (53%) e per inabilità al lavoro (51%).
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