Direttiva sul credito al consumo: troppi punti ancora da migliorare
5 apr 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Il rischio è l'eccessivo sovraindebitamento dei consumatori
La strada per arrivare a una riforma della Direttiva europea sul credito al consumo è ancora piena di ostacoli da superare. Finance Watch, una organizzazione non governativa che in Europa svolge attività di ricerca sulla regolamentazione finanziaria, e il Comitato economico e sociale europeo (CESE) hanno sottolineato la presenza di alcune criticità nel complesso dell’attuale disciplina.
Dato l’aumento del costo della vita, infatti, il ricorso a forme di prestito innovative ma ancora poco disciplinate, e a prodotti poco trasparenti dal punto di vista delle condizioni, rischiano di favorire situazioni di sovraindebitamento da parte dei nuclei familiari più fragili economicamente.
Sotto la lente le nuove formule di prestito
Un’analisi condotta da Finance Watch mostra la necessità di un ampliamento della Direttiva ad alcune tipologie di finanziamento emerse sul mercato solo in tempi recenti, tra cui i prestiti a tempo, (payday loans), i programmi “compra ora, paga più avanti” e altri prodotti venduti ai consumatori a basso reddito. Nel proporre tali servizi alcuni operatori offrono informazioni scarse o inesistenti riguardo ai costi reali del prestito e ai rischi associati ai mancati pagamenti.
Utilizzando la tecnica del “mystery shopper” alcuni consulenti dell’organizzazione hanno presentato domande di credito in quattro paesi, tra cui prestiti a tempo, prestiti peer-to-peer, leasing di automobili e programmi “compra ora, paga più avanti”.
Nel nostro Paese Finance Watch ha scoperto che nel 95% dei casi le informazioni sulle conseguenze in caso di inadempienza e ritardo nei pagamenti non erano chiaramente indicate nel materiale pubblicitario di nessun prodotto; nel 74% dei casi le informazioni precontrattuali sulle conseguenze in caso di inadempienza e ritardo nei pagamenti risultavano poco chiare e nel 58% dei casi chi ha erogato il credito non aveva effettuato una valutazione accurata della capacità di rimborsare il prestito da parte del richiedente.
I punti più carenti delle attuali norme
A sollevare dubbi sull’efficacia delle attuali norme è stato anche il Comitato economico e sociale europeo (CESE) attraverso un suo parere ufficiale (Pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 4 marzo 2022) sulla Direttiva europea sul credito al consumo.
Il CESE, osservando i dati relativi all’origine del sovraindebitamento, suggerisce di introdurre dei massimali ai costi di un prestito in modo da scoraggiare gli operatori dall’adozione di pratiche estreme, che potrebbero condurre i clienti ad indebitamenti eccessivi. Secondo il Comitato inoltre, chi eroga un prestito dovrebbe essere sempre obbligato a effettuare una valutazione approfondita del merito creditizio dei richiedenti.
Dello stesso parere è Finance Watch: anche l’organizzazione europea ha ribadito la necessità di stabilire regole più severe sui dati utilizzati per tutte le valutazioni di solvibilità affinché tengano conto del bilancio familiare dei consumatori, del reddito mensile, delle spese essenziali, così come i crediti e i debiti maturati.
Per migliorare inoltre la trasparenza, la Ong ha chiesto al legislatore europeo l’introduzione di nuove protezioni per i consumatori a copertura di qualsiasi prestito inferiore a 200 euro; limiti uniformi per il tasso percentuale annuo (APR); migliori misure di dilazione per i debitori in difficoltà e regolamenti più severi sulla pubblicità.
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