Dal cibo vegano a quello bio: le scelte degli italiani al super
20 gen 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Il Made in Italy si conferma campione indiscusso
Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Mai come in questo particolare momento dalla spesa alimentare è possibile letteralmente individuare, con un certo margine di approssimazione, lo stile di vita delle famiglie italiane: non tanto dalla quantità dei prodotti acquistati o dal formato delle confezioni, bensì dall’etichetta, da cui emergono preferenze ben precise.
Nonostante il costo della vita abbia registrato un’impennata, e abbia spinto molti italiani a richiedere prestiti personali per far fronte agli acquisti più importanti, a mangiare bene, inteso anche come “sano”, non si rinuncia. A scattare una fotografia abbastanza nitida dei consumi è l’ultimo Osservatorio “Immagino” di GS1 Italy, arrivato alla decima edizione.
Made in Italy protagonista indiscusso
L’indagine ha analizzato i dati alla luce delle informazioni presenti sulle etichette di oltre 125 mila prodotti venduti nei supermercati e ipermercati e che costituiscono un paniere in grado di generare fra giugno 2020 e giugno 2021 un giro d’affari di oltre 39 miliardi di euro.
Fra i fenomeni di consumo che caratterizzano la spesa alimentare degli italiani, in quest’ultimo anno e nei quattro anni precedenti monitorati dall’Osservatorio, ci sono, in particolare, l’attenzione all’“italianità”, la presenza dei prodotti “senza qualcosa” (free from) e di quelli arricchiti (rich in), quelli bio, e quelli dedicati a uno stile di vita vegetariano-vegano.
La preferenza attribuita al Made in Italy in etichetta si riferisce a tutti quei prodotti che riportano l’indicazione “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento. Nei 12 mesi che vanno dal giugno 2020 al giugno 2021 questa tipologia di prodotti ha messo a segno una crescita dell'1,8%, superando gli 8,7 miliardi di euro di giro d’affari. Nei supermercati e negli ipermercati sono oltre 22 mila i prodotti che comunicano in etichetta la loro italianità per un’incidenza del 26,9% sul paniere alimentare totale.
L’analisi di medio periodo condotta dall’Osservatorio mostra un’importante crescita del peso di questi prodotti sul giro d’affari di super e ipermercati nell’alimentare: tra giugno 2018 e giugno 2021, la quota, in termini di valore delle vendite, è passata dal 22,5% al 26,9 per cento.
La salute al primo posto: pochi zuccheri ma tante fibre
Un quarto delle vendite relative al settore alimentare è rappresentato dal paniere del “free from” o dei prodotti “senza”. Si tratta di tutti quei prodotti che rendono esplicita in etichetta la minore presenza, o assenza, di alcuni ingredienti: “pochi zuccheri”, “poche calorie”, “senza zucchero”, “senza olio di palma”, “senza grassi idrogenati”, “senza sale”, “senza aspartame”, “senza conservanti”, ”senza OGM”.
Nell’ultimo anno la crescita è stata modesta e pari allo 0,6%. Le sotto categorie più brillanti in termini di vendite sono quelli legati all’assenza (+ 7,6%) o alla riduzione di zuccheri (+7%), di antibiotici (+18,4%), di glutammato + 4,2%) e di calorie (+11,5%), oltre ai prodotti non fritti (+16,5%).
Il primo sottogruppo per incidenza delle vendite è “senza conservanti” ed è stabile. In leggero calo annuo (0,5%) anche il giro d’affari dei quasi 3 mila prodotti presentati come “senza olio di palma”, che rappresentano il secondo gruppo per peso delle vendite (il 6,4% del paniere free from).
L’altra tendenza è data dai prodotti “ricchi di”, quelli che esibiscono in etichetta l’indicazione “con vitamine”, “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro”, “fonte di calcio”. Sono oltre 9 mila prodotti le cui vendite crescono del 3,2%. Il comparto più gettonato è quello dei prodotti ricchi di fibre, che rappresentano il 4,6% dell’offerta alimentare rilevata e il 3,8% del giro d’affari.
Consumi e stili di vita
Nella categoria “lifestyle” rientrano oltre 12 mila prodotti, pari al 14,1% del paniere: sono quelli che riportano sull’etichetta o sulla confezione indicazioni come “idoneo a uno stile di vita vegetariano”, “adatto a uno stile di vita vegano”, “halal”, “kosher”, “biologico”.
L’Osservatorio li ha definiti prodotti “identitari” perché “soddisfano i requisiti richiesti da quei consumatori che hanno scelto di adottare precisi stili di vita e, quindi, di consumo, come il veganesimo o l’alimentazione conforme ai dettami religiosi. Il giro d’affari è aumentato del 2,3% nell’ultimo anno e complessivamente le vendite hanno superato i 3,3 miliardi di euro (10,3% di quota sul totale rilevato),
La categoria con la maggior incidenza sulle vendite è il “veg”, riferito a prodotti idonei all’alimentazione sia vegana sia vegetariana, che rappresentano il 5,9% del fatturato con vendite in aumento del 4% e un giro d’affari di quasi 2 miliardi di euro.
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