Crediti deteriorati, 360 miliardi di prestiti non rimborsati
27 ago 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Un nodo da sciogliere per evitare ulteriori contraccolpi all'economia nazionale
Quello delle sofferenze bancarie a carico delle famiglie e delle imprese è un tema sempre caldo in Italia. Un nodo che, se non viene affrontato in maniera finalmente efficace, funzionerà ancora una volta da zavorra per la ripartenza. È convinta di questo Tania Ortisi, consigliere nazionale di Unimpresa. È lei a lanciare l'allarme: tra imprese e famiglie sono oltre dieci milioni i soggetti coinvolti nel fenomeno della cessione dei crediti deteriorati, i famigerati npl, di cui le banche si liberano a favore di fondi specializzati. Un business che parte spesso dai prestiti personali contratti e poi non restituiti che però consentono alle società di recupero crediti di guadagnare cifre ragguardevoli.
Oltre 360 miliardi di euro di prestiti non rimborsati. “È un nodo, questo, che va risolto molto rapidamente. Altrimenti non si potrà rimettere in moto l’economia italiana”, sottolinea Ortisi. Il tema, secondo lei, è ampiamente sottovalutato anche se, ribadisce, riguarda oltre dieci milioni di persone. Secondo il Centro studi Unimpresa, si tratta di 360 miliardi di euro di prestiti (compresi parecchi prestiti personali) non rimborsati da oltre 2,2 milioni di clienti delle banche. A questi si aggiungono obbligati e co-obbligati, garanti e dipendenti delle imprese debitrici che sono andate in crisi. Il totale, ribadisce Unimpresa, porta a dieci milioni di soggetti attualmente indebitati che, addirittura, potrebbero aumentare in maniera corposa in scia alle conseguenze economiche del coronavirus.
Le banche regalano gli npl a società di recupero crediti (che guadagnano). Secondo la ricerca targata Unimpresa, le norme europee e italiane hanno portato le banche italiane a fare continue e massive cessioni dei loro crediti deteriorati senza considerare l'impatto che queste operazioni avrebbero avuto sull’economia reale ma anche su aziende, occupazione, famiglie. Gli unici che hanno qualche beneficio dal business risultano essere i fondi cessionari, fa notare Ortisi, quelli che hanno acquistato pacchetti di crediti inesigibili al 10% o, nel peggiore dei casi, al 30%. Crediti molto sottovalutati che vengono ceduti dalle banche generando una conseguenza: svendendo questi npl, non performing loan, gli istituti di credito puliscono i loro bilanci. Li regalano, di fatto, spiega Unimpresa, a società che sono specializzate nel recupero crediti e che, in virtù di questo business, si assicurano margini di guadagno decisamente importanti.
Ortisi, Unimpresa: “soggetti mai tutelati che rischiano sempre di più”. “La gestione non corretta circa le posizioni dei crediti deteriorati ha effetti evidenti sia economici che sociali. Si parla sempre soltanto di numeri dietro ai quali, però, ci sono persone, aziende, posti di lavoro e famiglie mai tutelati. Soggetti che, al contrario, sembrano ricevere una spinta ulteriore a impantanarsi ancora di più”, afferma preoccupata Ortisi. Attualmente, fa notare, stazionano in Senato tre disegni di legge che focalizzano l’attenzione su qualcosa che finora è stato completamente ignorato, ossia la tutela del debitore, ponendo l'accento sulla ricerca di un equilibrio tra forza contrattuale delle banche e dei debitori, ma trattando con pari dignità i due soggetti. Secondo il consigliere nazionale Unimpresa, curatrice della ricerca, la soluzione potrebbe essere proprio quella di unificare le tre proposte di legge che si occupano di regolamentare le varie fasi della gestione del credito deteriorato. Questo, dice Ortisi, “permetterebbe di affrontare le problematiche salvaguardando i diritti delle parti e riequilibrando le posizioni reciproche”.
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