Contante: da luglio taglio al tetto massimo
7 gen 2020 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Riduzione ulteriore nel 2022
Giro di vite per i pagamenti in contante, e pertanto non tracciabili, che superano una certa soglia. La conversione in Legge del decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio ha nuovamente messo mano alla soglia da cui scatta il divieto di utilizzare i contanti per i pagamenti, portandola da 3.000 a 2.000 euro dal 1° luglio 2020 e poi a 1.000 euro dal 1° gennaio 2022.
Cambieranno alle stesse date, e per gli stessi importi, anche le sanzioni minime applicabili in caso di violazione. Dal mese di luglio la sanzione minima sarà di 2.000 euro, mentre dal primo gennaio 2022 sarà di 1.000 euro.
Sono coinvolti tutti i pagamenti: quelli che avvengono tra soggetti, pubblici, privati o imprenditoriali e di qualsiasi tipo. Si va dall’acquisto fatto in negozio o in una catena commerciale, al rimborso di un prestito personale, dal pagamento del conto di qualunque professionista, tra cui dentisti, idraulici e commercialisti, fino alle donazioni. Anche un semplice pagamento tra due privati in pratica è soggetto allo stesso limite.
Ma bisognerà fare attenzione anche ai pagamenti frazionati, perché il divieto scatta tutte le volte che l’utilizzo del contante a più riprese possa far dubitare che vi sia in corso un tentativo di aggirare la norma.
La regola non riguarda, invece, i prelievi di contante agli sportelli e/o ai bancomat dato che non si tratta di pagamenti. Sono permessi i pagamenti in contante superiori alla soglia stabilita dalla norma realizzati attraverso le banche, gli uffici postali, o gli istituti di moneta elettronica, che rimangono quindi tracciabili. Rientrano in questa categoria tutti i pagamenti fatti consegnando allo sportello i contanti che poi vengono trasformati in uno strumento di pagamento, come ad esempio travellers e il vaglia postale.
Discorso diverso invece per il pagamento degli stipendi. Dal primo luglio del 2018 tutti gli stipendi del settore privato, a prescindere dall’importo, devono essere pagati in modo tracciabile e quindi con bonifici bancari, pagamenti elettronici, assegni o pagamenti tramite un conto corrente di tesoreria. La legge precisa che non possono essere utilizzati contanti consegnati direttamente al lavoratore.
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