Cessione del quinto, attenti alle trappole
31 mag 2017 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Spesso gli interessi pagati dal cliente sono più alti di quelli previsti
La crisi spinge sempre più famiglie a richiedere prestiti personali, anche per sostenere le spese più piccole. Uno dei metodi più in uso ultimamente per ottenerli è la cessione del quinto, dello stipendio oppure della pensione, strumento di finanziamento che piace molto alle banche visto che si presenta a rischio zero per chi concede il credito. Eppure, un articolo de La Stampa mette in guardia dai facili entusiasmi: nonostante la bassa rischiosità, il cliente finisce spesso a pagare interessi alti, che a volte superano il 20% di tasso d'interesse reale, facendo diventare questo strumento un incubo. Lo testimonia la valanga di ricorsi che arriva ogni anno davanti all’Arbitro bancario e finanziario: nel solo 2015 i ricorsi sono stati il 54% dei contenziosi complessivi, l'anno scorso sono saliti al 70%. Banca d’Italia è più volte intervenuta: adesso è atteso un nuovo intervento per dettare linee guida più virtuose siaper banche che per finanziarie.
I punti deboli. Una cosa a cui porre molta attenzione quando si sottoscrive un prestito personale con cessione del quinto è legata alle polizze assicurative. Il meccanismo è semplice: al cliente, insieme al contratto, viene fatta sottoscrivere un’assicurazione, con polizze che a volte arrivano a cifre esorbitanti, tipo 5.000 euro su un prestito da 20 mila euro. Il tasso d’interesse reale, quello da pagare effettivamente, con l'aggiunta dell'assicurazione risulterà molto più alto rispetto a quello scritto sul contratto, che non conteggia questi esborsi chiamati “spese accessorie”. Una recente sentenza della Cassazione potrebbe mettere definitivamente la parola fine a questa cattiva abitudine: secondo i giudici, infatti, l’assicurazione va conteggiata, rientrando nel calcolo del tasso effettivo, ossia del taeg o teg.
Attenzione all'estinzione anticipata. Un altro tranello, per la cessione del quinto, è dato dall’estinzione anticipata del prestito e dalla polizza. Secondo la giurisprudenza prevcalente, la parte del premio che non viene goduta va restituita, ma banche e finanziarie spesso non si muovono in questa direzione. Poi c'è la giungla delle provvigioni e delle commissioni d'intermediazione, poco trasparenti e parecchio esose, di frequente non conteggiate nel tasso d’interesse che viene proposto. Insomma, alla fine, secondo La Stampa, il prestito costerà molto più di quello che il cliente si aspettava. Un esempio è fornito da un caso reale portato all'attenzione dell’Arbitro bancario: per un prestito da 10.816 euro, il cliente ricorrente doveva restituire 24.360 euro: 4.000 euro di commissioni cessionario, poi 1.400 euro di commissioni del mediatore creditizio e 2.250 euro di polizza, con un tan basso, al 5,6% e un taeg alto, al 21%).
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