Carrello più caro e meno prodotti: come cambia la spesa al super
8 set 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Volano gli acquisti di cibo low cost
Alla sfida dettata dalla corsa dei prezzi gli italiani rispondono cambiando punto vendita, premiando le catene più convenienti tra cui quelle low cost e tagliando l’acquisto di prodotti percepiti come non essenziali.
Bomm dei discount
Entrando nel dettaglio, Il caro prezzi avrebbe finora spinto a tagliare del 3,2% gli acquisti alimentari a fronte però di uno scontrino medio più elevato del 3,6% per effetto della crisi energetica e dell’aumento del costo delle materie prime. A lanciare l’allarme, insieme alle associazioni dei consumatori, è un’analisi realizzata da Coldiretti nei primi sette mesi dell’anno sulla base dei dati Istat relativi al commercio al dettaglio: rispetto allo scorso anno si sarebbe registrata una diminuzione delle quantità di beni alimentari acquistati, in controtendenza rispetto ai beni non alimentari.
L’impatto dell’inflazione è evidente dal fatto che in controtendenza – sottolinea la Coldiretti – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare nei primi sette mesi un balzo del +9,6% nelle vendite in valore, il più elevato nel mondo del commercio al dettaglio.
“Il risultato dei discount – precisa la Coldiretti – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali in grado di proporre un prezzo più contenuto”.
Più di un italiano su due (51%) infatti sta già tagliando la spesa nel carrello a causa dell’aumento record dei prezzi trascinato dai rincari energetici e dagli effetti della guerra in Ucraina che riduce il potere d’acquisto dei cittadini.
Ben il 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre solo il 31% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa.
Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom tra punti vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. La situazione si conferma quindi molto difficile non solo per le famiglie, che stanno dando fondo ai risparmi accantonati prima di ricorrere a prestiti personali, ma anche per le imprese in particolare del Made in Italy che rischiano di dover chiudere.
L'agricoltura in difficoltà
Come si legge nell’analisi, si tratta di una “situazione destinata ad esplodere in autunno colpendo una filiera agroalimentare che vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno mentre l’aumento è del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica”.
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