Bollettino Abi sui prestiti in Italia
24 nov 2016 | 2 min di lettura | Pubblicato da Francesca L.
Buono l'andamento del comparto prestiti
In costante e leggero miglioramento l’andamento dei prestiti personali nel nostro Paese nel mese di ottobre 2016: l’ultimo bollettino curato dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, mette infatti in luce un’evoluzione favorevole per l’intero comparto. A crescere sono le richieste di finanziamento presentate da privati e da imprese, grazie anche alle condizioni di mercato sempre più vantaggiose e favorevoli.
La fotografia evidenziata di recente dall’Associazione vede una variazione prossima allo zero (-0,3%) su base annua per il complesso dei finanziamenti, e cioè prestiti personali, prestiti finalizzati e prestiti alle imprese, concessi ad ottobre. Si tratta ad ogni modo di dati positivi in quanto l’andamento si contraddistingue per una buona crescita rispetto al precedente mese di settembre, che si era posizionato attorno al -0,4%, e soprattutto rispetto al novembre del 2013 quando la percentuale negativa segnava un -4,5%.
Buone notizie anche sul fronte dei tassi di interesse applicati alle richieste di prestito personale o finalizzato che, stando a quanto detto dall’Abi, nel corso di ottobre 2016 hanno visto un’ulteriore importante riduzione. Nel dettaglio il tasso medio sul totale dei prestiti ha toccato un nuovo minimio storico posizionandosi attorno al 2,94%. Dinamica in riduzione anche per le imprese che vedono il tasso medio applicato alle richieste di finanziamento aggirarsi sull’1,45%.
Notizie rilevanti anche per ciò che riguarda le sofferenze nette, ovvero le sofferenze al netto delle operazioni di svalutazione fatte dagli istituti bancari, che alla fine del mese di settembre 2016 si sono collocate sugli 85,1 miliardi di euro. Rispetto al precedente mese di agosto, quando queste si posizionavano a quota 85,4 miliardi, ciò che emerge è un trend in decisa riduzione che riconferma ancora una volta il buon andamento del comparto specialmente se si confronta con i risultati della fine del 2015 (a dicembre di quell’anno le sofferenze nette avevano raggiunto gli 89 miliardi di euro.
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