Allarme rosso sulla tutela dei dati personali
20 feb 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
I dati di un'indagine Sap Hybris
Cosa fanno le società con i dati sensibili raccolti? La domanda assume sempre più rilevanza, soprattutto parlando di mutui, prestiti personali e finanziamenti in genere. Perché se l'applicazione del Gdpr, il regolamento generale Ue sulla protezione dei dati, sembra che non dia serenità, anche negli Stati Uniti si leva forte la voce dei consumatori che chiedono più tutela. Lo rivela una ricerca curata da Sap Hybris, che indica come soltanto il 3% degli americani (il 5%, se ci sono determinate garanzie) è disposto a condividere questi dati così sensibili. Stessa percentuale per quanto concerce i numeri di previdenza sociale: per l'accesso agli account dei social network, invece, si sale al 9%.
Consumatori americani sul piede di guerra. La ricerca di Sap Hybris sull'e-commerce e il web marketing legati ai servizi finanziari on line analizza come i consumatori europei s’interfacciano coi colossi statunitensi: quello che viene fuori è che la mancanza di una regolamentazione internazionale crea poca trasparenza. E questo nonostante il fatto che Ue e Stati Uniti abbiano adottato l’accordo Privacy shield, una sorta di scudo a tutela del trasferimento dei dati personali. Soprattutto gli americani sono sul piede di guerra: l'80% dei consumatori di quella nazione si dichiara disposto a ignorare qualsiasi marchio che utilizzi i dati personali senza specifica autorizzazione.
Americani preoccupati dalla rete. Secondo lo studio Sap, il 71% dei consumatori americani condivide sì i dati personali, ma lo fa con grande preoccupazione. Per quanto concerne la gerarchia delle informazioni personali, il 52% dei consumatori americani dichiara di non opporsi alla condivisione del proprio indirizzo e-mail mentre il 37% è disposto a condividere solo la cronologia degli acquisti, un 25% il numero di cellulare: soltanto il 19% si dichiara disposto a condividere, in tempo reale, la propria posizione finanziaria.
Cosa vogliono europei e statunitensi? Su questo sono d'accordo tutti: la condivisione dei dati va scambiata con sconti o con una migliore esperienza del cliente. I consumatori americani, però, si aspettano di più: il 72% vuole che i vari marchi proteggano i loro interessi, il 66% chiede che i professionisti siano più trasparenti su come utilizzano i dati, il 60% vuole che le informazioni siano protette nel caso intervengano indagini penali.
I tre motivi per cui un americano non si fida più di un marchio. Per andare più a fondo, Sap ha evidenziato i comportamenti che portano il consumatore a non fidarsi più di un marchio: in testa, col 79% c'è l'uso dei dati senza che l'utente ne sia a conoscenza, seguito col 78% da un servizio clienti insensibile, al 50% da errori ripetitivi e, al 29%, da promozioni incoerenti. Il 70% degli americani, inoltre, ha dichiarato di pretendere che gli Stati Uniti adottino una legge simile al Gdpr europeo, soprattutto per quanto concerne il diritto di chiedere all'azienda contattata di cancellare i dati raccolti. Un provvedimento già preso in considerazione da California e Vermont con provvedimenti legislativi.
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