Un prestito per i consumi essenziali
1 lug 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Il riflesso della situazione generale lo proiettava una manciata di giorni fa dalle sue pagine l’Eco di Bergamo. Secondo il quotidiano della provincia, nel territorio la domanda di prestiti è cresciuta. E non perché chi li riceva voglia acquistare un bene o un servizio in più – tipo un’auto, un arredo per la casa o una vacanza – ma perché chi ne fa richiesta ha bisogno di quel gruzzolo per fronteggiare le spese di prima necessità. Per esempio, bollette e cure mediche. E si può ragionevolmente supporre che, con l’aria che tira, quello che succede a Bergamo e provincia sia il sintomo di un disagio che – in forma più o meno severa – interessa l’intera Penisola.
Una prova a sostegno di questa ipotesi è arrivata nei giorni scorsi dall’Istat, l’Istituto di statistica nazionale, secondo cui il calo dei consumi prosegue. E il “tirar la cinghia” riguarda ancora di più gli alimentari, una voce che gli esperti di solito classificano come “anticiclica”, ossia poco sensibile alla congiuntura economica. La riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie è evidentemente così netta che – al contrario di quanto accadeva fino a poco tempo fa – oggi pesa addirittura sui consumi irrinunciabili. I dati dell’Istat si riferiscono al mese di aprile: rispetto allo stesso mese di un anno fa, l’indice grezzo del totale delle vendite registra una contrazione del 2,9%, che mette insieme il -1,9% dei prodotti non alimentari e il -4,5% degli alimentari.
Ad aprile la flessione delle vendite al dettaglio non risparmia nemmeno la tradizionalmente robusta grande distribuzione, che a suo tempo, con il suo vigore, ha assestato un duro colpo ai piccoli esercenti. Oggi, invece, l’una e gli altri sono dalla stessa parte della barricata, con un calo per la prima del 3,9% e del 2,1% per i secondi. Ipermercati e supermercati penano allo stesso modo, con un -5,5% per gli iper e un -5,3% per i super. Una categoria in controtendenza sono i discount, che registrano un timido +0,4% e la cui formula è premiata da nuove aperture. Ciò non sorprende: la soluzione del prezzo contenuto va incontro alle esigenze di risparmio delle famiglie italiane, che ogni settimana si sforzano di cercare il punto di equilibrio migliore tra dispensa piena e portafoglio. A riguardo la Coldiretti fa notare come la grande distribuzione stia da tempo studiando le contromosse tramite promozioni e vendite sottocosto.
Ma è anche su altre voci che si tenta di tagliare la spesa. Il cortocircuito economico che, a quanto pare, proprio non si riesce a risolvere sembra dare forza al cambiamento di costume già da tempo in atto nel nostro Paese, con minori nascite e con la diminuzione del numero di matrimoni. Il tasso di natalità in Italia è del 9 per mille – tradotto, un nuovo nato ogni mille abitanti – e neanche a dirlo supera la media nazionale nel Nord Est. Il rapporto minimo si registra però in Liguria e nel Molise, con 7,4 nati per mille abitanti, mentre il massimo è nella provincia autonoma di Bolzano, con 10,7 bebè ogni mille abitanti.
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