Due cuori sotto un tetto: prestiti personali per le coppie
13 mag 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Alla faccia della tormenta economica che stiamo attraversando, le regole dello stare insieme non sono cambiate. Nell’amore non c’è alcun contratto atipico rinnovato all’infinito: ci si incontra, come in una specie di colloquio di lavoro, si fa un periodo di prova, una sorta di stage, ci si mette insieme, e scatta il contratto a tempo determinato, e alla fine ci si assume con l’idea di essere “per sempre felici e contenti”. Indipendentemente da come andrà a finire, può in effetti arrivare un punto, in una storia d’amore, in cui le due parti concordano di essere pronte a fare il salto: via dalla casa dei genitori per andare a convivere, senza matrimonio.
L’Italia, a riguardo, è molto cambiata: secondo l’Istat, nel 2011 il nostro Paese ha visto celebrare 204.830 matrimoni, ben 12.870 in meno rispetto al 2010. E la linea discendente, che ha avuto origine nel 1972, si è accentuata negli ultimi quattro anni, con un -4,5% tra il 2007 e il 2011 contro il -1,2% degli ultimi 20 anni. Soprattutto oggi, con i contratti di lavoro che vengono ma soprattutto vanno, sposarsi sta diventando un lusso. Un fatto, però, è certo: la gente, se lo vorrà, continuerà a metter su famiglia. Cambierà – è già cambiato – il “come”. E anche in questo, banche e finanziarie possono dare una mano.
Una coppia che decide di andare a vivere sotto lo stesso tetto potrebbe non voler comprare subito casa. Anzi: è probabile che nei primi tempi decida di prendere un appartamento in affitto. Le spese per la locazione variano: una città come Roma comporta costi diversi da un capoluogo di provincia o da un paese dell’entroterra laziale. Secondo una ricerca del franchising immobiliare Solo Affitti e di Nomisma, che conferma un'altra indagine precedente di Immobiliare.it, le città più costose sono appunto Roma, con 879 euro al mese, e Milano, con 858 euro, contro una media nazionale di 540 euro.
Ma al di là dell’affitto mensile, bisogna considerare la caparra, che di solito corrisponde a due mensilità anticipate, le spese condominiali e le bollette per il consumo di elettricità e gas. Insomma, non si scappa: per potersi rendere indipendenti andando a vivere insieme, un minimo di reddito fisso mensile serve. Senza contare che spesso la casa scelta va arredata: per chi non ha soldi da scialare, le grandi catene dell’arredo low cost – non necessariamente svedesi – possono rivelarsi una buona soluzione. Ma per poco che si voglia spendere, sarà molto difficile portare il totale sotto i 5.000 euro.
Per le spese di “avviamento” della convivenza – caparra e prime mensilità, arredo e sistemazione della casa – una soluzione può essere il prestito personale, particolarmente indicato se la cifra da richiedere non supera i 10.000 euro. Nei prestiti personali l’istituto erogante accredita direttamente al cliente la somma per la quale quest’ultimo ha fatto domanda. Il rimborso può avvenire in un periodo fino a dieci anni e in rate attorno ai 200 euro al mese. Si consiglia di assicurare il prestito, di verificare con attenzione Tan e Taeg, ricordando che minore è la distanza tra le due voci e più conveniente è il finanziamento, e di informarsi se esiste – e, se sì, a quali condizioni – la possibilità di saltare qualche rata in caso di difficoltà.
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