Cosa è il credito su pegno
15 mag 2012 | 3 min di lettura | Pubblicato da Andrea P.
Dare in garanzia oggetti di valore (oro, argento, gioielli, orologi o altri beni) per ottenere in cambio una somma di denaro: il credito su pegno, oggi erogato dalle banche, è la versione moderna dei vecchi Monti di Pietà, nati nell’Italia del 1400 per finanziare i bisogni di liquidità immediati o imprevisti, soprattutto delle classi sociali meno abbienti. Una modalità di finanziamento che torna in voga con la crisi, per le crescenti difficoltà di accesso ai canali di credito tradizionali.
I “banchi di pegno” si riempiono soprattutto in estate: giovani e anziani danno in garanzia i monili di famiglia, allo scopo di pagarsi le vacanze o arrotondare la pensione. Il vantaggio di questa forma di prestito è la semplicità e velocità della transazione. Ma è soprattutto una carta in più per chi, individui e piccoli imprenditori, hanno già esaurito i fidi bancari o i prestiti tradizionali.
Si tratta quindi di un’operazione delicata, che coinvolge speso persone in stato di crisi: le banche devono attenersi ai tassi antiusura come prescritto dalla legge (108/1996 e 70/2011). Il riferimento è il Tasso Effettivo Globale Medio, rilevato ogni trimestre dalla Banca d’Italia: c’è usura quando viene superato il limite del TEGM aumentato di un quarto, più un altro 4% di margine; inoltre, la differenza tra il limite e il tasso medio non può superare gli otto punti percentuali.
Dal 1995, per legge, questa attività viene svolta dagli istituti di credito, che rilasciano al cliente un documento al portatore detto “polizza di pegno”. In genere, i pegni hanno una durata di sei mesi, ma possono essere rinnovati fino a tre volte; in caso di proroga, però, va sottoscritta una nuova assicurazione. Il titolo al portatore permette di riscattare l’oggetto in qualsiasi momento: è questa la strada scelta dalla grande maggioranza di persone che si rivolgono a questo servizio.
Meno del 10% dei prestatari sceglie invece di vendere il bene all’asta: in questo caso, il cliente incassa la differenza tra il prezzo di vendita e quello di pegno, al netto delle commissioni bancarie. Nei siti internet degli istituti di credito sono sempre indicati i luoghi e orari di svolgimento delle aste pubbliche, durante le quali vengono venduti i pegni non riscattati né rinnovati entro un mese dalla scadenza del prestito. Il ricavato è al lordo delle commissioni d’asta, di solito il 10% più Iva. Tra gli oggetti impegnabili figurano anche i capi di abbigliamento di valore, gli arredi o utensili non molto ingombranti (pellicce, tappeti, strumenti, macchine).
La Banca Popolare Commercio e Industria, gruppo Ubi Banca stipula prestiti su pegno (con il 6,5% di interessi semestrali) da 100 a 10.000 euro. Con Banca Marche, gli importi finanziabili variano tra i 50 e i 5.000 euro per ogni singola polizza e ogni cliente può impegnare fino a 20.000 euro. Le agenzie di pegno offrono anche consulenza sull’autenticità dei beni offerti in garanzia. Unicredit, ad esempio, ha due laboratori (Roma e Palermo) dove gli esperti in gemmologia identificano diamanti, pietre preziose e perle: il professionista emette una perizia, ma non una stima del valore commerciale del bene. Nel territorio nazionale, il gruppo bancario milanese ha 33 agenzie con funzione di “banco dei pegni”.
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