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Cessioni del quinto, i nuovi tassi soglia

10 gen 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Alla fine di dicembre, gli uffici del ministero dell’Economia e delle Finanze hanno indicato i Tassi effettivi globali medi (Tegm) e le relative soglie di usura per il periodo che va dal primo gennaio al 31 marzo 2019, valevoli per i prestiti da estinguersi dietro cessione del quinto dello stipendio e della pensione. Ebbene, per questi prestiti il valore dei tassi da applicarsi nel trimestre in questione sono i seguenti: tassi medi dell’11,65 per gli importi fino a 15 mila euro e dell’8,43 oltre questa cifra; tassi soglia usura pari a 18,5625 fino a 15 mila euro e a 14,5375 oltre tale importo. Ma cosa sono i tassi medi? E cosa si intende per “tasso soglia usura”? L’occasione è propizia per fare un nuovo ripasso. Intanto cominciamo col ricordare che l’usura – secondo la definizione che ne dà la Banca d’Italia nella sua guida al credito ai consumatori – è un reato “che consiste nel prestare denaro a tassi considerati illegali perché troppo alti e quindi tali da rendere il rimborso del prestito molto difficile o impossibile”. Stante questa premessa, c’è un metodo oggettivo e matematico per stabilire il tasso oltre il quale dobbiamo considerarci nell’insidioso territorio dell’usura.

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Questo metodo si basa, appunto, sul Tegm, il Tasso effettivo globale medio. Il Tegm è dato dalla media trimestrale dei Tassi effettivi globali (Teg) applicati da tutti i creditori ai diversi tipi di finanziamento e tiene conto di tutte le spese legate al finanziamento stesso, escluse quelle per le imposte e le tasse. Ebbene, a partire dal maggio del 2011 il tetto oltre il quale gli interessi vengono ritenuti usurai è calcolato aumentando il Tasso effettivo globale medio di un quarto, e andando poi a sommare un margine di ulteriori quattro punti percentuali: la differenza fra limite e tasso medio non può superare gli otto punti percentuali. Per sincerarci che il tasso applicato non sia illegale, quindi, dobbiamo controllare il tasso soglia del tipo di finanziamento che ci interessa (per esempio, la cessione del quinto) e confrontarlo con il tasso effettivo applicato dal creditore al nostro specifico finanziamento.

Come detto, i riferimenti diffusi dal ministero valgono per i prestiti contro cessione del quinto dello stipendio e della pensione. Riepiloghiamo. I lavoratori dipendenti e i pensionati possono restituire il prestito cedendo al creditore fino a un quinto del loro stipendio o della pensione: è il datore di lavoro o l’ente previdenziale a trattenerlo e a versarlo al finanziatore. Con un distinguo: mentre il pensionato non può andare oltre il quinto della somma mensile percepita, il dipendente può cedere un ulteriore quinto dello stipendio. Se lo fa, oltre alla cessione del quinto deve stipulare con il creditore anche una delegazione di pagamento. Ma attenzione: il datore di lavoro deve accettare la cessione del quinto, mentre non è tenuto ad aderire alla delegazione di pagamento. Ultima nota: la legge consente di cedere il quinto dello stipendio o della pensione, ma chiede per contro di stipulare una polizza a copertura del rischio di morte e/o di perdita del posto di lavoro.

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