Viaggi, ristorazione e abbigliamento: consumi ancora in calo
29 ott 2020 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Per quanto lo scenario resti cupo, è comunque meno peggio di luglio
Ancora molto male, ma in via di miglioramento. Soffrono anche ad agosto i consumi nei settori viaggi, ristorazione e abbigliamento. Ad agosto i comparti segnano un calo dell'11,9% rispetto allo stesso mese del 2019. Considerando gli ultimi tre mesi, la picchiata è del 22,8%. Lo afferma l’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food (che include entertainment, ottica, arredo casa e oggettistica) elaborato da Confimprese-EY.
Per quanto lo scenario resti cupo, è comunque meno peggio rispetto a luglio, quando la flessione era stata del 28%. Migliore è anche il dato se confrontato con i primi sette dell'anno, trascinati fino a un -27% rispetto allo stesso periodo del 2019. Ad attenuare il calo ha contribuito soprattutto il posticipo dei saldi in agosto. Ad agosto è infatti soprattutto l'abbigliamento ad aver recuperato: -7% rispetto al -30% dei due mesi precedenti precedenti.
Meno consistente è stato il recupero della ristorazione, che ha segnato -21,3%, rispetto al -30% di giugno e luglio. Il non food, che durante il lockdown tra marzo e maggio aveva registrato -70%, ad agosto è riuscito a ridurre la flessione al 13,3%. Non sorprende il perdurare delle difficoltà nel comparto viaggi, che ad agosto ha registrato -52%.
Già prima delle chiusure di ottobre si prevedeva una ripresa lenta, a causa della riduzione del potere di spesa di molte famiglie. Ora, con i lockdown parziali in corso, il ritorno alla normalità sembra ancora più lontano. Visti i numeri e visto il fatto che il rapporto Confimprese-EY copre un periodo non ancora toccato dalla seconda ondata di contagi, non è quindi tempo di tirare un sospiro di sollievo. Le misure di contenimento del virus appena adottate gettano già nuove ombre sulla ripresa, mentre permangono i vecchi dubbi sul Recovery Fund, sulla cassa integrazione, sul blocco dei licenziamenti e sulle risorse a fondo perduto dedicati alle imprese. In altre parole: le prospettive restano (nel migliore dei casi) nebulose, tanto da bloccare anche chi – frenato dall'incertezza – rimanda acquisti consistenti e (tra le altre cose) il ricorso ai prestiti personali.
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