Effetto Bce: prestiti ancora in ritardo
28 gen 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
I tassi calano, ma i prestiti faticano a riprendersi. Il volume complessivo registrato a novembre è stato di 1.265,1 miliardi di novembre, in leggera flessione rispetto ai 1.277 miliardi dell’ultima rilevazione, che risale a maggio. Lo afferma un rapporto della Fabi.
La Federazione autonoma bancari italiani sottolinea come il calo è dovuto soprattutto alle imprese (specie nei prestiti di lungo periodo), mentre l’erogato alle famiglie mostra segnali di crescita, seppur modesti.
Famiglie
I prestiti destinati alle famiglie sono aumentati (+0,5%). A novembre sono stati di 667,6 miliardi, contro i 664,3 miliardi di maggio. A trainare la, seppur contenuta, crescita è stato soprattutto il credito al consumo, che ha registrato un incremento del 2,4%. In positivo anche i mutui (+1%), mentre hanno subito un calo non trascurabile i prestiti personali (-3,3%).
Nel corso del 2022 e del 2023, spiega la Fabi, i tassi di interesse sui prestiti sono aumentati, con il costo del denaro arrivato al 4,5%, per poi ripiegare al 3%. Dall’inizio del 2024, tuttavia, le banche, in previsione di un ritorno a una politica monetaria meno restrittiva da parte della Bce, hanno anticipato la prevista riduzione dei tassi. La discesa, oltretutto, non sembra terminata. Ne derivano vantaggi significativi per le famiglie, sia per comprare casa sia per acquistare automobili o elettrodomestici.
Imprese
Non si può dire lo stesso per i prestiti alle imprese, che si sono ridotti del 2,5%, passando dai 612,6 di maggio ai 597,4 miliardi di novembre. La flessione più marcata si registra nei prestiti a lungo termine (oltre i 5 anni), che calano del 4,9%
Più contenuti sono gli aggiustamenti per le altre due categorie: i finanziamenti fino a 1 anno diminuiscono dell’1,5%, mentre quelli tra 1 e 5 anni crescono dell’1,5%.
Dal 2021, un recupero a metà
L’impatto del post-Covid prima e della stretta monetaria della Bce poi hanno lasciato tracce ancora visibili. Dal 2021, spiega lo studio, lo stock dei crediti alla clientela è sceso 4,6%.
Anche in questo caso emerge una discrepanza tra le erogazioni verso le famiglie e i rapporti con le imprese: le prime hanno già recuperato terreno, collocandosi grossomodo sulla linea nel pareggio con i prestiti erogati poco più di tre anni fa. Le aziende, invece, hanno ancora un ritardo importante, con le erogazioni che hanno perso il 9,9% rispetto al 2021.
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