Crolla la spesa degli italiani per gli alimentari
23 giu 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Ancora sotto il livello pre-covid
La spesa delle famiglie italiane per gli alimentari è in forte riduzione: si parla di -3,7% nel 2022 e di -8,7% nel periodo che va dal 1° trimestre 2021 al quarto trimestre 2022. È questo quanto emerge da un report del Centro studi di Confindustria: una ricerca di Congiuntura flash che ha posto l'accento sull'aumento dei segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria. Un dato preoccupante che, di riflesso, potrebbe avere un impatto futuro sui numeri dei prestiti personali.
Diminuzione dei consumi nel 2022
Nel 2022, secondo l’analisi, i consumi delle famiglie italiane sono cresciuti del 4,6%: in calo dell'1,7% a fine anno, hanno ricominciato a espandersi nel 1° trimestre 2023 (+0,5%), sebbene ancora sotto il livello pre-covid (-1,2%).
A subire i danni maggiori, secondo il report, la spesa per i beni non durevoli, rimasta quasi piatta nel 2022 (+0,3%), anche perché la spesa aveva sofferto meno durante la pandemia (-2,8% nel 2020, -11,3% i consumi totali) ed era già tornata ai valori pre-covid nel 2021.
Si riduce la spesa per alimentari
Tra i beni non durevoli, la spesa delle famiglie italiane per gli alimentari è in forte riduzione. Secondo lo studio di Confindustria, “ciò ha fatto da zavorra alla risalita dei consumi totali, visto anche il peso della spesa alimentare pari al 14%, secondo solo alla spesa per abitazione, acqua ed energia, 23%”.
I dati sulle vendite al dettaglio di beni alimentari confermano, quindi, la debolezza della domanda nel 2022 (-4,3%) e mostrano uno stallo nel 1° trimestre 2023 (+0,1%).
Le prospettive per il 2023
Secondo il report, i consumi alimentari risentiranno ancora delle tensioni sui prezzi. È probabile che anche la spesa in servizi rallenti, man mano che svaniscono gli effetti del “recupero” dei livelli pre-pandemici e si esaurisce l’extra-risparmio. Infine, sempre secondo la ricerca, il rialzo dei tassi d'interesse potrebbe indebolire nei prossimi mesi la dinamica dei consumi, specie di beni durevoli, più sensibili al costo del credito (ad esempio le automobili).
Unc: datri allarmanti
Sulla questione intervengono anche le assciazioni dei consumatori. Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, si tratta di “dati preoccupanti e allarmanti, che confermano quanto andiamo denunciando da oltre un anno: gli italiani sono a dieta forzata a causa dell’inflazione alle stelle che, dopo i beni energetici, ha colpito soprattutto gli alimentari, con rialzi lunari oramai del tutto ingiustificati. Una situazione - aggiunge Dona - che sta avendo ripercussioni anche sulla crescita, considerato che i consumi rappresentano il 60% del pil e che, se gli italiani non acquistano, i commercianti non vendono e le imprese non producono”.
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