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Recupero crediti: come tutelarsi

18 mag 2015 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Maggio è il mese in cui le società quotate in Borsa, banche comprese, rendono noti i risultati del primo trimestre dell’anno, ossia del periodo compreso tra gennaio e marzo. I dati diffusi di recente confermano che uno dei crucci dei gruppi bancari italiani è il credito. O meglio, il credito deteriorato. I crediti deteriorati sono quei finanziamenti la cui restituzione è del tutto incerta. E di crediti deteriorati parla anche il quinto rapporto annuale sui servizi a tutela del debito presentato da Unirec, l’Unione delle imprese a tutela del credito, in occasione della giornata dedicata a questo tipo di servizi. Secondo il rapporto, riferito al 2014, i crediti deteriorati in Italia ammontano a 350 miliardi di euro e rappresentano il 18% del totale dei prestiti. Disincagliare questi finanziamenti, rimasti incagliati tra le difficoltà economiche di una famiglia o di un’impresa, è appunto lo scopo delle aziende che tutelano il credito. Il rapporto rivela che circa nove pratiche su dieci tra quelle gestite dalle imprese associate a Unirec sono di tipo “retail” - cioè riguardano i consumatori - e che questa categoria di “dossier” è cresciuta del 16% negli ultimi quattro anni.

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Quanto all’attività di recupero, il rapporto rivela che essa può avvenire in modalità “phone collection” oppure “home collection”: insomma, telefono o porta a porta. Nel secondo caso, entrano in scena gli agenti per la tutela del credito. E qui, una domanda s’impone: visto che le difficoltà o l’incapacità di rimborsare le rate di un prestito spesso dipendono da angoscianti cause di forza maggiore, come per esempio la perdita del lavoro, in che modo tutelare i consumatori da quegli operatori – che purtroppo non mancano mai – troppo pressanti nella loro missione di recupero crediti? È recente il caso di un’azienda sonoramente multata dall’Antitrust per solleciti di pagamento insistenti e ripetuti, visite domiciliari e strategie di contatto che generavano una pressione psicologica sul debitore, addirittura minacce di azioni giudiziarie anche per crediti contestati o di dubbia esigibilità. In sintesi, per “indebito condizionamento” del consumatore.

Il governo, secondo l’agenzia di stampa Reuters, punterebbe a varare entro giugno un decreto legge per velocizzare il recupero crediti, allo scopo di far funzionare meglio il sistema bancario. Una riforma che risponderebbe anche a un preciso sollecito dell’Ocse: l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, ha spronato l’Italia a dare vita a tribunali specializzati per il recupero dei crediti e ad agevolare le soluzioni extragiudiziali fra creditori e debitori.Sotto questo punto di vista, Unirec ha fatto e farà la sua parte. In concomitanza con la presentazione del rapporto, infatti, l’ente ha dichiarato che intende andare avanti lungo la strada intrapresa l’anno passato con la nascita del Forum Unirec-Consumatori.E ha rilasciato il Codice di Condotta 2.0, un protocollo di regole e di buone prassi che le società devono rispettare nella loro attività di recupero crediti. In questo quadro, le associazioni dei consumatori rappresentano un ottimo alleato per chiunque sia vessato da operatori che, in barba alle indicazioni di Unirec, adottano comportamenti scorretti e inappropriati.

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