Prestiti, quando il debitore resta indietro
3 giu 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Italiani? Sempre più indebitati. Lo dice il terzo rapporto annuale sui servizi a tutela del credito di Unirec, che è per l’appunto l’Unione nazionale delle imprese a tutela del credito. Il documento riporta non solo i principali numeri del settore ma anche diversi dati sull’indebitamento delle famiglie e delle imprese italiane. Il rapporto, presentato il 24 maggio, rivela che nel 2012 gli italiani – privati e aziende – hanno lasciato in sospeso pagamenti per circa 34 miliardi di euro verso banche, finanziarie, utility, telecomunicazioni e pubblica amministrazione. Un numero in aumento del 17% rispetto al 2011, quando era a 29 miliardi, e che corrisponde a un 48% in più dal 2010, quando fu di 23 miliardi. Dei 34 miliardi circa, 24 sono riconducibili alle famiglie.
A questo si somma un fenomeno che Unirec considera “significativo anche dal punto di vista del mutamento del costume sociale”: si tratta del ritorno alle cambiali. Il numero è salito del 5% rispetto al 2011 e addirittura del 44% in confronto al 2009. Su anche i protesti, in crescita ormai da cinque trimestri di seguito. Ma chi sono le principali committenti delle società di recupero crediti? Molto forte è il peso del comparto bancario, del settore finanziario e del leasing – con 25,4 miliardi, ossia il 59% del totale – per via dei prestiti per l’acquisto di beni di largo consumo, dei mutui, degli scoperti di conti bancari, delle carte di credito revolving e dei canoni di leasing. A diversi punti di distanza le utility e le telecomunicazioni con 14,6 miliardi, che corrispondono al 34% del totale, a causa delle bollette non pagate per luce, acqua, gas e telefono.
Lo studio mette in evidenza come il debitore delle società di recupero crediti sia nel 71% dei casi una famiglia, mentre per il restante 29% è un’impresa. La maggior parte delle pratiche – il 76% – la si chiude con una telefonata da parte del call center di professionisti specializzati. Questa larga fetta riguarda i crediti più recenti e di importo medio contenuto. L’altra quota, pari al 24%, è composta invece dai finanziamenti per il recupero dei quali è necessario che alla porta del debitore bussi un agente per la tutela del credito: sono in genere prestiti di più vecchia data e, in media, molto più elevati.
A livello geografico, dal rapporto emerge che le regioni a più alto livello di debito – ossia con la più alta quantità di importi affidati alle aziende specializzate nel recupero – sono distribuite tra il Sud, il Centro e il Nord. Al primo posto la Sicilia, con il 15% del totale, al secondo la Campania, con il 14%, e al terzo la Lombardia, con il 13%. Quarta regione il Lazio, con l’8%. Si distinguono invece per la disciplina la Basilicata, con l’1% appena, così come il Molise, mentre il Trentino e la Valle d’Aosta fanno ancora meglio e totalizzano una quota addirittura inferiore all’1%. Tutti dati che, fa notare Unirec, dipendono anche dal numero della popolazione sul territorio.
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