Il credito si fa social
2 set 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Dimmi chi hai aggiunto su Facebook o chi segui su Twitter e ti dirò chi sei. Nell’era dei social network, tutto quello che “postiamo” o “tuittiamo” diventa parte della nostra presentazione generale. Non solo davanti a chi abbiamo appena conosciuto e vuole sapere di più di noi, e questo lo mettiamo in conto; non solo per le aziende a cui abbiamo inviato un cv e magari vogliono approfondire, e questo ce lo aspettiamo; anche, e questa è la novità dell’ultima ora, al cospetto delle società a cui abbiamo inoltrato una domanda di prestito.
Alla luce della sua più recente rilevazione, la Banca centrale europea – l’istituto incaricato di stampare moneta nell’area euro – ha appurato che a luglio si è consumato l’ennesimo calo dei finanziamenti bancari al settore privato. La flessione su base annuale è stata dell’1,9%, contro il -1,6% di giugno e il -1,1% di maggio. L’unica buona notizia è arrivata dai prestiti alle famiglie, che sono saliti dello 0,1% dopo lo zero percentuale di giugno. Ancora negativo, però, il credito al consumo, con un -2,7%. Si può dunque affermare, senza tema di smentite, che la cautela persiste, con i rubinetti delle banche che fanno uscire solo un filo di liquidità e solo quando si sentono ragionevolmente sicure dell’affidabilità del debitore.
Ora, in un quadro come questo, ci sta che a fare la differenza sia anche l’impressione che diamo tramite social network. Soprattutto quando abbiamo un profilo “pubblico”, ossia visibile per tutti. Di più: quello che le aziende hanno iniziato a mettere a fuoco è anche il nostro parco-amici. Sono benestanti? Sono precari? Hanno avuto qualche problema con la restituzione di un finanziamento? Di recente, diverse testate hanno dato risalto alla scoperta di questo nuovo settore di attività: imprese che offrono consulenza a banche e finanziarie per aiutarle a tracciare un profilo della persona che chiede loro il prestito, al fine di prevedere qual è il rischio che si riveli insolvente; ma anche aziende che offrono prestiti basandosi sulla fiducia di cui godiamo presso la comunità online.
A onor del vero, nel nostro Paese al momento non esistono società che facciano l’una o l’altra cosa. Discorso diverso all’estero, dove s’intravedono le prime avanguardie. Credit Karma, nata nel 2007 e basata a San Francisco, per esempio aiuta le banche a valutare le richieste di finanziamento dopo un monitoraggio attento del web. Negli Stati Uniti c’è anche la Moven di Brett King, imprenditore che ha scritto un saggio sulla rivoluzione a cui i social network daranno vita nel comparto bancario. A livello globale opera Lenddo, una start up il cui obiettivo dichiarato è consentire alla classe media emergente di usare le connessioni social per costruirsi una credibilità che la agevoli nell’acceso al circuito del credito. In Europa c’è la tedesca Kreditech, che assegna un punteggio ai consumatori sulla base della loro attività in Rete. Qualcuno, perplesso, si chiede fra l’altro che fine ha fatto la nostra privacy. In attesa di risposta, converrà andarci piano con post, tweet, tag e affini.
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