I creditori possono essere diversi da banche e finanziarie
24 set 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
La settimana scorsa abbiamo parlato della differenza tra garante e cointestatario del prestito. Abbiamo spiegato che il garante si impegna, appunto, a garantire la restituzione del prestito con tanto di interessi da parte del debitore, firmando, nel momento stesso in cui il debitore sottoscrive il finanziamento, un contratto detto di “fideiussione”. Se tutto va bene e se il debitore è regolare nel versamento delle rate, allora ok. Ma se il debitore si rivela inadempiente saltando alcune mensilità o addirittura l’intero rimborso del finanziamento, allora dovrà essere il garante a pagare, diventando a sua volta creditore nei confronti del debitore, verso il quale potrà eventualmente rivalersi. Domanda: se il debitore è stato insolvente con la società bancaria o finanziaria che gli ha accordato il prestito personale, cosa ci fa credere che onorerà il suo debito con il garante? Rovesciando la questione dal punto di vista del garante, ci chiediamo: cosa può fare il garante per massimizzare le possibilità di rientrare in possesso di quanto gli spetta?
Innanzitutto, deve capire se e con quali probabilità riuscirà a recuperare il credito. A questo proposito, Cerved, operatore specializzato in Italia nell’analisi del rischio di credito e agenzia di rating attiva in tutta Europa, ha sviluppato Collection Score, una web app per imprenditori, liberi professionisti e persone fisiche. Collection Score consente di calcolare in tempo reale la probabilità di recuperare i crediti scaduti nei confronti di una persona fisica o giuridica. Questa probabilità è espressa attraverso il Recovery Rate, una percentuale compresa tra 0% e 100%, dove 0 sta per “impossibile” e 100 per “totalmente possibile” (sottinteso: rientrare in possesso dell’importo scaduto). La web app è accessibile da personal computer, tablet e smartphone. Chi volesse tentare un calcolo delle probabilità, dovrebbe inserire il codice fiscale (e/o la partita IVA) del debitore e indicare se è una persona fisica o giuridica, oltre all’importo scaduto e alla data di scadenza. Ok, ma una volta ottenuta la percentuale di probabilità, cosa ci fa il creditore? Può decidere quali azioni intraprendere.
Pur con qualche eccezione, un primo step può essere una raccomandata con ricevuta di ritorno in cui si intima al debitore di provvedere al pagamento entro una certa scadenza. Salendo di livello, c’è il ricorso al tribunale o, per le somme più esigue, al giudice di pace tramite avvocato, per ottenere un decreto ingiuntivo. Se il giudice lo accorda, il legale deve notificarlo al debitore entro 60 giorni. Il debitore, dal canto suo, può opporsi. Nel caso ciò non avvenga e se il debitore non onora il suo debito, il legale del creditore, trascorso un congruo periodo dalla notifica, può chiedere al giudice di passare al decreto ingiuntivo esecutivo e di dare così il via all’atto di precetto, ossia l’intimazione ad adempiere l’obbligo, pena l’esecuzione forzata. È a questo punto scatta il pignoramento, atto che dà avvio all’espropriazione forzata dei beni del debitore insolvente. I beni pignorati sono vincolati: il debitore può rimanerne in possesso ma non può fare niente che ne pregiudichi il valore, come per esempio danneggiarli, distruggerli o sottrarli. E l’eventuale vendita è nulla.
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