Cessioni del quinto e delegazioni di pagamento
28 ago 2017 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Cessioni del quinto e delegazioni di pagamento: da una parte, i prestiti rimborsabili con la trattenuta a monte di una quota pari al quinto dello stipendio o della pensione, che il datore di lavoro o l’ente previdenziale gira al creditore; dall’altra, i finanziamenti che consentono, a chi già ha una cessione del quinto dello stipendio in corso, di alzare l’ammontare del prestito. Anche in questo caso il rimborso è trattenuto dallo stipendio, ma l’importo non deve essere superiore al 40% del salario. Ebbene, Assofin, l’associazione italiana del credito al consumo e immobiliare, ha di recente aggiornato l’elenco degli aderenti al protocollo d’intesa riguardante questo tipo di prestiti, siglato con le associazioni dei consumatori che aderiscono al consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti e che partecipano al tavolo associazioni consumatori-Assofin. Fra le associazioni dei consumatori sottoscrittrici figurano Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori.
Sono 29, invece, le banche e gli intermediari finanziari operanti nel comparto della cessione del quinto e delle delegazioni di pagamento e associati ad Assofin aderenti al protocollo; a loro si affiancano due operatori non associati Assofin ma che hanno formalmente aderito. Il protocollo, che rimane aperto a nuove adesioni, è diventato operativo il primo aprile 2017. Con la sua sottoscrizione, le parti hanno concordato di “promuovere la diffusione di ‘buone prassi’ nella commercializzazione di finanziamenti contro cessione del quinto”. Quali? Innanzitutto, per evitare casi di sovraindebitamento, gli intermediari si sono assunti l’impegno di prevedere nel questionario di autocertificazione un set minimo di domande definito a livello associativo e dei cui contenuti “saranno rese partecipi le associazioni consumatori firmatarie”, riferite al soggetto richiedente e al suo nucleo familiare, se ritenuto necessario; di effettuare verifiche su tutte le informazioni raccolte prima di deliberare il finanziamento; di rispettare come soglia minima di reddito disponibile considerata “intangibile” per ogni tipo di clientela l’importo della “pensione minima Inps”, al netto di qualsiasi eventuale impegno già in essere con il sistema bancario e finanziario.
Altro obiettivo del protocollo è garantire massima semplicità di comprensione e leggibilità ai clienti: gli intermediari dovranno indicare non solo il Tasso annuo effettivo globale (Taeg) ma anche le sue componenti, ossia spese di istruttoria e oneri fiscali, commissioni di intermediazione addebitate al cliente e Tasso annuo nominale (Tan). Altri punti del protocollo riguardano il presidio delle reti e il sistema di remunerazione in caso di rinnovi e le modalità di trasmissione al cliente dei conteggi estintivi. Le parti hanno infine concordato “di istituire un monitoraggio che, con cadenza annuale, rilevi gli effetti dell’autoregolamentazione in termini di sostenibilità degli impegni assunti anche con riferimento al grado di incidenza delle eventuali informazioni raccolte dagli intermediari sul nucleo familiare del richiedente sulla decisione di concessione dei finanziamenti di cessione del quinto, trasparenza contrattuale, correttezza delle pratiche di rinnovo ed efficienza operativa nella comunicazione dei conteggi estintivi”. Il protocollo ha dunque sancito la costituzione di un apposito osservatorio, composto da due rappresentanti nominati dalle associazioni dei consumatori e da altrettanti scelti da Assofin.
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