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Aumenta il ricorso al credito al consumo

28 ago 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Circa il 60% del Prodotto Interno Lordo, vale a dire la somma dei beni e servizi prodotti nel nostro Paese, dipende dai consumi delle famiglie italiane. Lo sapevate? La ragione è semplice: più si consuma, più si produce. Domanda stimola produzione. Ecco perché i consumi sono considerati così importanti per la crescita del PIL e per il nostro benessere economico generale. Quindi sì, il ruolo delle famiglie all’interno del quadro economico generale è a dir poco decisivo. E considerando che il credito e i finanziamenti rivestono a loro volta una parte non di poco conto nell’alimentare e rendere possibili i consumi, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre CGIA ha fatto il punto sui dati sull’indebitamento delle famiglie della Penisola al 31 dicembre 2017. Laddove, spiega l’ufficio studi, “per indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane si intende quello originato dall’accensione di mutui per l’acquisto di un’abitazione, prestiti personali, prestiti contro la cessione dello stipendio, aperture di credito in conto corrente (in genere forme di credito al consumo)”. Non solo: sono comprese anche forme tecniche di prestito come carte di credito e prestiti su pegno.

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Tutto ciò premesso, a quanto ammontano i “passivi” degli italiani, contratti per alimentare acquisti e consumi a vario titolo? Secondo i dati dell’ufficio studi della CGIA di Mestre le famiglie italiane a fine 2017 erano indebitate per una media di 20.549 euro, corrispondenti a un totale di quasi 534 miliardi. E la tendenza, dal 2014 fino a fine 2017, è quella di una costante crescita: nei tre anni il debito è salito di 40,6 miliardi di euro (+8,2%), un incremento dovuto al rinnovato ricorso al credito delle famiglie di pari passo con l’uscita dalla fase più cupa della recessione legata alla crisi finanziaria. A cavallo tra la fine del 2016 e la fine del 2017 gli impieghi bancari per l’acquisto di casa sono lievitati dell’1,9%, mentre il credito al consumo, includendo anche le finanziarie, ha riportato un +8,3%. Dov’è che l’indebitamento si fa più acuto? Dove, ovviamente, il reddito è più robusto e agevola l’accesso ai finanziamenti.

Ecco allora che a fine 2017 le famiglie più esposte con gli istituti bancari erano in Lombardia: provincia di Milano al primo posto (29.595 euro di debito), Monza Brianza al secondo (29.078 euro) e Lodi al terzo (27.631 euro). Agli ultimi posti Reggio Calabria (10.301 euro) e Vibo Valentia (9.411 euro), con la meno indebitata in assoluto che è Enna (9.169 euro). L’ufficio studi della CGIA di Mestre raccomanda di non dimenticare che si tratta di valori medi e che quindi in quelli riferiti alla Lombardia confluiscono anche i debiti di “molti nuclei riconducibili alle fasce sociali più deboli”. In conclusione, l’ufficio studi propone una riflessione sulle famiglie più disagiate. “La maggiore incidenza del debito sul reddito”, sottolinea il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo, “si riscontra nelle famiglie economicamente più deboli, vale a dire in quelle a rischio esclusione sociale che, statisticamente, sono tornate a crescere paurosamente, visto che gli effetti della crisi hanno accentuato il divario tra poveri e ricchi”.

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